Il rendimento medio a
5 anni dei tre Comparti della Sezione 2°, mostra impietosamente che stiamo
dando agli "attivi" risultati più bassi di quanto otterrebbero se
iscritti ad uno qualsiasi degli altri Fondi Negoziali censiti da COVIP.
Senza considerare il
fatto che al nostro Fondo viene "fatta grazia" di una serie di spese
di natura amministrativa di cui si fa carico l'Azienda. I rendimenti modesti rappresentano un grave pericolo per il Fondo laddove venisse introdotta la portabilità delle posizioni senza perdita del contributo aziendale.
Spese a carico dell'Azienda
I dati che abbiamo presentato nell'ultimo post, non lasciano
dubbi sul fatto che, nella comparazione con gli altri Fondi Negoziali, i tre
Comparti della nostra Sezione 2° fanno registrare, nel rendimento medio a 5
anni, il valore più basso. Che, detto
con altre parole, vuol dire essere il Fondo che performa peggio di tutti.
Una precisazione che nasce dalla sintesi della riunione di
Segreteria Nazionale del 21 settembre scorso - il verbale non appare ancora sul
sito dell'Unione, ma una sintesi è già riportata sul notiziario del Gruppo
Campania ("Napul'è" numero 6 del mese di ottobre - qui ) a proposito
dell'informativa fornita dall'amico Gatti - Consigliere Supplente nel CdA del
Fondo e membro effettivo della commissione mobiliare - relativamente all'andamento
della gestione mobiliare.
Così il notiziario riporta quanto riferito dal nostro
Consigliere: "Circa la differenza
dei rendimenti del nostro Fondo rispetto ad altri dipende non tanto dalla
gestione, ma dalla conformazione del patrimonio, a fronte di circa il 50% di
immobili del nostro Fondo la media è del 4,43 con evidenti risultati."
Questa sarebbe un'osservazione assolutamente corretta se non
fosse che trascura il fatto che le comparazioni che abbiamo fatto noi si
riferiscono esclusivamente ai tre Comparti della Sezione 2° nei quali la
componente immobili - espressa dalle voci di bilancio "azioni e quote di
società immobiliare" + "quote di fondi comuni di investimento
immobiliare chiusi" - rappresenta, rispetto al totale attività del
comparto, rispettivamente il :
- 6,13% per il comparto a 3 anni- 3,18% per il comparto a 10 anni
- 3,64% per il comparto a 15 anni
e quindi niente di diverso dalla media di settore.
Morale: il problema
dipende non tanto dalla conformazione del patrimonio, ma dalla gestione.
(noi per la verità, sosteniamo "dalla strategia di
gestione", piuttosto che dal gestore, o gestori che siano).
Chiuso l'inciso, torniamo a ragionare sui risultati per ricordare
che una serie di spese di natura amministrativa sono sopportate - quindi
vengono pagate - dall'Azienda (fin che dura!), e non gravano di conseguenza sul
valore delle quote.
Si tratta fondamentalmente del costo del personale del Fondo
e del corrispettivo per affitti degli uffici.
Non conosciamo la cifra in cui potrebbe quantificarsi la
spesa per queste voci (quindi di quanto peggiorerebbero le performaces dei
Comparti se gli oneri venissero sopportati direttamente) ma possiamo farcene
un'idea confrontarci con un altro Fondo Negoziale simile al nostro (Fondenergia, 40mila
iscritti contro i nostri 35mila attivi più 12mila pensionati) per il quale la
voce di conto economico che raccoglie queste spese - "saldo della gestione
amministrativa" - conta per 1,8 milioni di euro contro i nostri 0,7
milioni .
La differenza di 1 milione di euro circa, ridurrebbe del 2,22%
il rendimento netto da attribuire all'esercizio.
Spalmato sulle due Sezioni, il peso sui rendimenti finali
sarebbe nell'ordine di pochi centesimi di punto; niente che alteri
significativamente il quadro che abbiamo già tracciato nelle nostre tabelle: essere
"ultimi" invece che "più ultimi" non cambia la vita.
Ma neanche consola!
Naturalmente il Fondo, laddove cessasse la munificenza
dell'Azienda, potrebbe introdurre, a copertura, delle commissioni d'entrata o
commissioni annuali a carico dei partecipanti: i rendimenti non verrebbero toccati, ma il maggior onere graverebbe
comunque sulle tasche degli iscritti, e la sostanza non cambierebbe.
Per la cronaca, i nostri 725mila euro esposti come
"saldo della gestione amministrativa", sono riferiti al corrispettivo
pagato al Gestore Amministrativo (la quota maggiore), alla Società di
Revisione, agli Amministratori e Sindaci e per la manutenzione del sito, e pesano, secondo la tabella a pag. 47 del BU,
per lo 0,03% sul rendimento degli attivi di ogni uno dei tre Comparti, e anche della
Sezione 1°.
In realtà, se andiamo a leggere con attenzione il bilancio,
vediamo che i suddetti 725mila euro sono imputati al conto economico:- della Sezione 1° per € 421 mila, pari al 58,07%
- del Comparto 3 anni per € 137 mila, pari al 18,91%
- del Comparto 10 anni per € 65 mila, pari al 9,03%
- del Comparto 15 anni per € 67 mila, pari al 9,22%
Perchè la Sezione 1°, con 1/3 degli iscritti, sopporti i 2/3
di costo non ce lo spieghiamo, così come non ci spieghiamo come la tabella di
pag. 47 BU cui accennavamo sopra, riporti la stessa aliquota dello 0,03%, non solo identica per tutti, ma anche
identica da anni a questa parte.
Chiederemo lumi (intanto anche l'Unione potrebbe
interessarsi alla cosa...)
Se arriva la portabilità
Lo scorso 21 febbraio, il Consiglio dei Ministri ha
approvato un Disegno di Legge (Ddl) sulla concorrenza che, tra l'altro,
introduce la facoltà per gli iscritti di un Fondo Pensione, di trasferire la
propria posizione ad una qualunque altra forma pensionistica, anche
individuale, senza con ciò perdere il diritto all'eventuale contributo aziendale.
E verrebbe anche meno il vincolo che oggi limita l'accesso
ad un fondo di categoria - o Fondo Negoziale - ai soli lavoratori di aziende
appartenenti a quella categoria (un metalmeccanico oggi si può iscrivere al fondo
della sua categoria, nella fattispecie il Fondo Cometa, ma non si può iscrivere
al Fonchim che è invece riservato ai chimici). E i contratti di lavoro nazionali avrebbero divieto di inserire vincoli e condizioni ostative.
Si tratta di un Ddl che dovrà ovviamente affrontare il lungo
dibattito parlamentare che già si preannuncia acceso date le posizioni
assolutamente contrarie delle parti sindacali e di categoria (chi volesse
leggerne di più, può per esempio vedere qui).
Non sappiamo se e quando il Ddl si trasformerà in legge
dello Stato, ma è indubbio che la spinta verso l'abbattimento delle barriere
che limitano la libertà del consumatore, è un fatto concreto, e presto o tardi la "lenzuolata"
arriverà anche per i Fondi Pensione.
Se la portabilità arrivasse, cosa succederebbe al nostro Fondo?
Precisiamo innanzi tutto che la questione non riguarda gli
iscritti alla Sezione 1° che sono titolari di diritti verso un patrimonio
comune e indifferenziato, per cui il loro vincolo con il Fondo è del tipo
"fin che morte non ci separi"!
Ma l'iscritto alla Sezione 2°, che nel Fondo ha una sua posizione individuale, distinta e separata
dalle altre , avrebbe il diritto di portare armi e bagagli altrove, senza
perdere il contributo oggi erogato dall'Azienda.
Solo per precisare: anche oggi l'iscritto alla Sezione 2°
può trasferire la propria posizione ad altro fondo (ad un Fondo Aperto, o ad un
Piano Individuale Pensionistico), ma perde il contributo della Banca.
Uscire dal fondo di categoria è oggi quindi un pessimo
affare, ed è solo per questo che non ci si muove.
Se arriva la portabilità, allora vedremo agli sportelli
delle Agenzie la coda non di clienti, bensì di promotori finanziari e agenti
assicurativi pronti a mettere sotto gli occhi del collega al di là del bancone una bella
tabella come quella che abbiamo visto nel post della scorsa settimana.
Tabella che può posizionare i nostri Comparti ancora più a
sinistra, laddove il raffronto venisse esteso ai Fondi Aperti, quelli appunto
"venduti" da quelle macchine
da guerra che sono le Reti.
Per il mercato, quanto meno per il nostro mercato dove,
purtroppo, il risparmiatore medio non brilla per la sua cultura finanziaria, i rendimenti pesano molto, molto di più del
VAR!
Il nostro Fondo ha oggi tutte le carte in regola per
aspettarsi, in una ipotesi come quella sopra delineata, un grosso deflusso di
aderenti.
E se il Fondo perdesse grandi masse, potrebbe diventare problematica,
o quanto meno poco efficiente, la
gestione stessa.E allora i guai diverrebbero seri.
Non è catastrofismo, è un quadro verso cui la realtà
potrebbe davvero muoversi, con i pensionati che potranno solo subire gli
eventi, non avendo "vie di fuga".
Il Fondo è a perfetta conoscenza di questi possibili scenari
- anzi, certamente avrà molti più elementi di valutazione di quanti ne abbiamo
noi - e qualche iniziativa di contrasto l'ha messa in campo.
Quali, ne parleremo in un prossimo post.
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