In queste pagine cercheremo, da una parte di raccontare come funziona il Fondo con riferimento all'attività di investimento delle risorse - la gestione mobiliare principalmente - e dall'altra di formarci un nostro parere sulla qualità della gestione e sui risultati ottenuti. L’obiettivo è quello di fornire un apporto - modesto - affinchè ogni uno di noi sia in grado di esprimersi ragionatamente sulla gestione, per maturare, nel voto, decisioni ragionate.

C'è anche una pagina con qualche concetto elementare di "finanza", che ci auguriamo possa interessarti nella tua veste di "risparmiatore".

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venerdì 29 settembre 2017

TUTTO PER UN PICCOLO, PICCOLISSIMO NUMERO...

Con decisione inaspettata, il Consiglio del Fondo ha deliberato, nella riunione del 20 giugno scorso, la modifica dei parametri tecnici portando

- il  tasso annuo netto di redditività ("tasso presunto di rendimento" nella dizione statutaria) dal 4%    adottato dal 31 dicembre 2015, al 3,5%;
- l’aliquota di retrocessione dall’attuale 64% all’80% 

La notizia
Abbiamo letto la notizia nel verbale della riunione del 21 giugno della Segreteria Nazionale dell'Unione Pensionati (qui), verbale che, oltre che  non indicare nessuna data di decorrenza del provvedimento (varrà già per il corrente anno o decorrerà dal prossimo ?) si limita ad informare  che sull'argomento, il Consigliere di nostra nomina nel CdA del Fondo, "si sofferma sulle note molteplici variabili che concorrono alla formazione dello stesso (il Bilancio Tecnico), evidenziandone il sostanziale equilibrio tecnico" e che "il Collegio Sindacale, dopo un incontro con l’attuario del Fondo, sig.ra Clementelli, ha preso atto e condiviso positivamente le risultanze evidenziate nel Bilancio Tecnico di cui trattasi."

Il verbale non contiene nessun commento al provvedimento, che tocca le pensioni su due piani nettamente distinti ancorché interdipendenti: il calcolo dell'assegno mensile sulla base del rendimento annuale degli attivi (aliquota di retrocessione) e il nuovo equilibrio che trova il Bilancio Tecnico con la riduzione del tasso presunto di rendimento.

Il provvedimento non può tuttavia essere valutato correttamente se non viene prima esaminata un altra delibera del CdA del Fondo, assunta il 16/3/17  nel corso della riunione nella quale viene anche approvato il Bilancio al 31 dicembre 2016 e vengono illustrate le proposte di modifica allo Statuto del Fondo, modifiche divenute poi oggetto di ampia contestazione da parte di noi pensionati.

Il contenuto della delibera che interessa emerge ovviamente solo parecchi giorni dopo il 16, attraverso il comunicato stampa diffuso dal CdA Fondo per illustrare i risultati di bilancio  e conto economico 2016.  

Testualmente; 
"In considerazione delle più aggiornate stime dei rendimenti attesi dal portafoglio della Sezione I, nonché degli ulteriori piani di uscita anticipata dal Gruppo, definiti dall’Azienda con l’accordo del 4 febbraio 2017, il Consiglio del Fondo ha ritenuto non più procrastinabile un piano di convergenza degli indici applicati rispetto a quelli calcolati annualmente, di cui all’art. 29 dello Statuto... Il piano approvato dispiegherà i suoi effetti su un orizzonte temporale di sei anni."

La portata del provvedimento
Siamo soliti dire che la variazione annua dell'assegno pensionistico si ottiene applicando, al rendimento conseguito dagli attivi della Sezione, la percentuale di retrocessione, e togliendo dal risultato il 3,5% che rappresenta il tasso tecnico statutario.

Nella sostanza è così, e  ci esprimiamo in questo modo per semplicità espositiva.

In realtà il valore che deriva dal calcolo, non  viene applicato direttamente alla pensione dell'avente diritto, ma va a modificare - in più o in meno a seconda che il risultato sia positivo o negativo - un "numero indice", disciplinato dall'art. 29 dello Statuto del Fondo, che agisce da moltiplicatore della "pensione base" (a sua volta definita nelle sue voci di calcolo dall'art. 25). Ed è il prodotto della pensione base per il numero indice ("applicato") che ci ritroviamo, insieme ad alcune voci fisse, come lordo nel nostro conteggio mensile.

Il numero indice nasce con valore 100 al 31 dicembre 1994 e viene aggiornato di anno in anno sulla base dei rendimenti conseguiti pesati per l'aliquota di retrocessione pro tempore in vigore.

La sua evoluzione nel tempo compare in ogni Bilancio Ufficiale (per il 2016 a pagina 37) e la tabella indica separatamente l'   "indice calcolato" - il valore che deriva dal calcolo di cui sopra -  e l'  "indice applicato" - il valore effettivamente applicato alla pensione base per quell' esercizio.

Questa, limitatamente ai valori dei due indici applicati alle pensioni, la tabella rielaborata per evidenziare la differenza tra le due colonne (per tutti gli anni non elencati, i due valori coincidono).  

E' facile osservare che "calcolato" ed "applicato"  hanno lo stesso valore dall'inizio della serie sino all'anno 2008.
Nel 2008 avviene il collasso dei mercati e la Sezione 1° registra una perdita dell'8,40% che, con l'aliquota di retrocessione dell'83% all'epoca in vigore, determina  la forte diminuzione , a decorrere dal gen 2009, del "calcolato" (da 130,31 a 116,66) .
Ma il CdA del Fondo decide di congelare la perdita mantenendo invariato l'indice "applicato" e quindi  le pensioni.

Si origina così, a partire appunto dal 2009, il disallineamento tra i due indici, che non viene più recuperato negli anni successivi ed arriva a segnare, per il 2016, una differenza di 17,18 punti: l'indice "calcolato" risulta a quella data inferiore di 17,18 punti rispetto all'indice "applicato".

Questo significa semplicemente che le pensioni pagate, nel rispetto dei limiti di retrocessione via via in vigore, sono più alte di quello che dovrebbero essere sulla base dei rendimenti conseguiti dagli attivi della Sezione perché  la perdita subita nel 2008 non è mai stata "scaricata" sulle pensioni.  

In applicazione al deliberato programma di convergenza, l'applicato, al gennaio 2017, è quindi calcolato, come viene anche indicato a pagina 35 del B.U., tenendo conto sia del rendimento dell'esercizio (3,27% * 64 - 3,5% = meno 1,40%  che porterebbe l'indice "applicato" a scendere da 119,86 a 118,17) sia di una quota del differenziale, da assorbire, tra i due indici, che riduce ulteriormente il precedente valore da 118,17 a 114,87.

E' questo il processo che porta, a gennaio 2017 alla diminuzione delle pensioni tra l’1,81% e il 4,16% con una media calcolabile nel 3,70%.

Il peso maggiore della riduzione non è quindi imputabile, come, anche per la mancanza di informativa, viene comunemente ritenuto, all'incapacità del patrimonio a generare rendimenti sufficienti, ma è ascrivibile all'effetto "confluenza".

Che la scarsa redditività della parte immobiliare del patrimonio della Sezione, calmieri pesantemente la performance complessiva della Sezione stessa, è cosa risaputa.
Ma la riduzione delle pensioni è avvenuta  - e continuerà ad avvenire -  per effetto della precisa e giustificata volontà dell'Amministrazione di ricondurre il valore delle stesse entro il limite dei rendimenti effettivamente conseguiti (al  netto delle aliquote non retrocesse).

Quindi stiamo solo restituendo al patrimonio del Fondo quanto, per anni, pagatoci in più  a seguito di una decisione sbagliata (esercizio 2009) e che si sarebbe dovuta correggere molto, molto prima. 
Di più: questi otto anni di inazione hanno portato un aumento, da recuperare, di 3,53 punti del differenziale.

Non dimentichiamolo questo effetto "recupero" quando, nel corso dei prossimi 5 anni,  ci interrogheremo per capire se, o meno, la performance in corso d'anno riuscirà a farci vedere miglioramenti nell'assegno.

Ancora una osservazione tutt'altro che secondaria:
abbiamo già detto che non troviamo, nei verbali dell'Unione, nessun cenno al provvedimento né troviamo corrette spiegazioni, nemmeno nella Relazione annuale della Segreteria Nazionale, alla diminuzione delle pensioni, diminuzione come visto pesantemente influenzata dal provvedimento. (che estenderà i suoi effetti ancora per 5 anni) .

Rifiutiamo di credere che la decisione di attuare la convergenza degli indici sia stata portata in Consiglio senza una preventiva consultazione con i rappresentanti di  noi pensionati: abbiamo 1 Consigliere effettivo ed uno supplente più un Sindaco.
Ma anche laddove il provvedimento fosse arrivato al Consiglio del 16 marzo a totale insaputa dei  nostri rappresentanti, lo stesso è stato comunque oggetto di discussione in quella riunione ed è stato comunque votato anche dal nostro Consigliere (che in ogni caso bene ha fatto se ha votato approvando, perchè il provvedimento era assolutamente necessario ed improcrastinabile).
Il quale nostro Consigliere poi, non può  aver mancato di relazionare sull'argomento la Segreteria Nazionale nella riunione del 23 marzo, convocata come di consueto a stretto giro di calendario proprio per essere relazionata sui contenuti del CdA appena svolto.

Eppure per i verbali della Segreteria dell'Unione - e quindi per noi iscritti che possiamo conoscere le cose solo attraverso le informazioni che ci passa la Segreteria -  l'argomento non esiste!
Eppure è a questo provvedimento che va imputata la quota maggiore nella diminuzione dell'assegno di quest'anno!
Eppure questo provvedimento peserà sulle pensioni ancora per 5 anni!

L'Unione rende agli iscritti molti e molti ottimi servizi, ed il suo ruolo è per molti aspetti insostituibile.
Ma su certi argomenti sembra voler adottare sempre la politica dello struzzo.
Questo ci amareggia e non aiuta certo il proselitismo...      

Fatta questa necessaria digressione sul problema "convergenza indici", torniamo, anzi torneremo con il prossimo post, ad occuparci della delibera del CdA  del 20 giugno.

 

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