- il tasso annuo netto di redditività ("tasso presunto di rendimento" nella dizione statutaria) dal 4% adottato dal 31 dicembre 2015, al 3,5%;
- l’aliquota di retrocessione dall’attuale 64% all’80%.
La notizia
Abbiamo
letto la notizia nel verbale della riunione del 21 giugno della Segreteria
Nazionale dell'Unione Pensionati (qui),
verbale che, oltre che non indicare
nessuna data di decorrenza del provvedimento (varrà già per il corrente anno o
decorrerà dal prossimo ?) si limita ad informare che sull'argomento, il Consigliere di nostra
nomina nel CdA del Fondo, "si
sofferma sulle note molteplici variabili che concorrono alla formazione dello
stesso (il Bilancio Tecnico),
evidenziandone il sostanziale equilibrio tecnico" e che "il Collegio Sindacale, dopo un incontro con
l’attuario del Fondo, sig.ra Clementelli, ha preso atto e condiviso
positivamente le risultanze evidenziate nel Bilancio Tecnico di cui trattasi."
Il
verbale non contiene nessun commento al provvedimento, che tocca le pensioni su
due piani nettamente distinti ancorché interdipendenti: il calcolo dell'assegno
mensile sulla base del rendimento annuale degli attivi (aliquota di
retrocessione) e il nuovo equilibrio che trova il Bilancio Tecnico con la
riduzione del tasso presunto di rendimento.
Il
provvedimento non può tuttavia essere valutato correttamente se non viene prima
esaminata un altra delibera del CdA del Fondo, assunta il 16/3/17 nel corso della riunione nella quale viene
anche approvato il Bilancio al 31 dicembre 2016 e vengono illustrate le
proposte di modifica allo Statuto del Fondo, modifiche divenute poi oggetto di
ampia contestazione da parte di noi pensionati.
Il
contenuto della delibera che interessa emerge ovviamente solo parecchi giorni
dopo il 16, attraverso il comunicato stampa diffuso dal CdA Fondo per
illustrare i risultati di bilancio e
conto economico 2016.
Testualmente;
"In considerazione delle più
aggiornate stime dei rendimenti attesi dal portafoglio della Sezione I, nonché
degli ulteriori piani di uscita anticipata dal Gruppo, definiti dall’Azienda
con l’accordo del 4 febbraio 2017, il Consiglio del Fondo ha ritenuto non più procrastinabile un piano di convergenza degli indici applicati rispetto a
quelli calcolati annualmente, di cui all’art. 29 dello Statuto... Il piano
approvato dispiegherà i suoi effetti su un orizzonte temporale di sei anni."
La portata del provvedimento
Siamo
soliti dire che la variazione annua dell'assegno pensionistico si ottiene applicando,
al rendimento conseguito dagli attivi della Sezione, la percentuale di
retrocessione, e togliendo dal risultato il 3,5% che rappresenta il tasso
tecnico statutario. Nella sostanza è così, e ci esprimiamo in questo modo per semplicità espositiva.
In realtà
il valore che deriva dal calcolo, non viene
applicato direttamente alla pensione dell'avente diritto, ma va a modificare -
in più o in meno a seconda che il risultato sia positivo o negativo - un "numero indice", disciplinato
dall'art. 29 dello Statuto del Fondo, che agisce da moltiplicatore della
"pensione base" (a sua volta definita nelle sue voci di calcolo
dall'art. 25). Ed è il prodotto della pensione base per il numero indice
("applicato") che ci ritroviamo, insieme ad alcune voci fisse, come
lordo nel nostro conteggio mensile.
Il numero
indice nasce con valore 100 al 31 dicembre 1994 e viene aggiornato di anno in
anno sulla base dei rendimenti conseguiti pesati per l'aliquota di
retrocessione pro tempore in vigore.
La sua
evoluzione nel tempo compare in ogni Bilancio Ufficiale (per il 2016 a pagina
37) e la tabella indica separatamente l'
"indice calcolato" - il valore che deriva dal calcolo di cui
sopra - e l' "indice applicato" - il valore
effettivamente applicato alla pensione base per quell' esercizio.
Questa,
limitatamente ai valori dei due indici applicati alle pensioni, la tabella
rielaborata per evidenziare la differenza tra le due colonne (per tutti gli
anni non elencati, i due valori coincidono).
E' facile
osservare che "calcolato" ed "applicato" hanno lo stesso valore dall'inizio della
serie sino all'anno 2008.
Nel 2008
avviene il collasso dei mercati e la Sezione 1° registra una perdita dell'8,40%
che, con l'aliquota di retrocessione dell'83% all'epoca in vigore,
determina la forte diminuzione , a
decorrere dal gen 2009, del "calcolato" (da 130,31 a 116,66) .Ma il CdA del Fondo decide di congelare la perdita mantenendo invariato l'indice "applicato" e quindi le pensioni.
Si
origina così, a partire appunto dal 2009, il disallineamento tra i due indici,
che non viene più recuperato negli anni successivi ed arriva a segnare, per il
2016, una differenza di 17,18 punti: l'indice "calcolato" risulta a
quella data inferiore di 17,18 punti rispetto all'indice "applicato".
Questo
significa semplicemente che le pensioni pagate, nel rispetto dei limiti di
retrocessione via via in vigore, sono più alte di quello che dovrebbero essere
sulla base dei rendimenti conseguiti dagli attivi della Sezione perché la perdita
subita nel 2008 non è mai stata "scaricata" sulle pensioni.
In
applicazione al deliberato programma di convergenza, l'applicato, al gennaio
2017, è quindi calcolato, come viene anche indicato a pagina 35 del B.U., tenendo
conto sia del rendimento dell'esercizio (3,27% * 64 - 3,5% = meno 1,40% che porterebbe l'indice "applicato"
a scendere da 119,86 a 118,17) sia di una quota del differenziale, da assorbire, tra i due
indici, che riduce ulteriormente il precedente valore da 118,17 a
114,87.
E' questo
il processo che porta, a gennaio 2017 alla diminuzione delle pensioni tra
l’1,81% e il 4,16% con una media calcolabile nel 3,70%.
Il peso
maggiore della riduzione non è quindi imputabile, come, anche per la mancanza
di informativa, viene comunemente ritenuto, all'incapacità del patrimonio a
generare rendimenti sufficienti, ma è ascrivibile all'effetto
"confluenza".
Che la scarsa redditività della parte immobiliare del patrimonio della Sezione,
calmieri pesantemente la performance complessiva della Sezione stessa, è cosa
risaputa.
Ma la
riduzione delle pensioni è avvenuta - e
continuerà ad avvenire - per effetto
della precisa e giustificata volontà dell'Amministrazione di ricondurre il
valore delle stesse entro il limite dei rendimenti effettivamente conseguiti
(al netto delle aliquote non
retrocesse).
Quindi
stiamo solo restituendo al patrimonio del Fondo quanto, per anni, pagatoci in
più a seguito di una decisione sbagliata
(esercizio 2009) e che si sarebbe dovuta correggere molto, molto prima.
Di più:
questi otto anni di inazione hanno portato un aumento, da recuperare, di 3,53
punti del differenziale.
Non
dimentichiamolo questo effetto "recupero" quando, nel corso dei
prossimi 5 anni, ci interrogheremo per capire
se, o meno, la performance in corso d'anno riuscirà a farci vedere
miglioramenti nell'assegno.
Ancora
una osservazione tutt'altro che secondaria:
abbiamo
già detto che non troviamo, nei verbali dell'Unione, nessun cenno al
provvedimento né troviamo corrette spiegazioni, nemmeno nella Relazione annuale
della Segreteria Nazionale, alla diminuzione delle pensioni, diminuzione come
visto pesantemente influenzata dal provvedimento. (che estenderà i suoi effetti
ancora per 5 anni) .
Rifiutiamo
di credere che la decisione di attuare la convergenza degli indici sia stata portata
in Consiglio senza una preventiva consultazione con i rappresentanti di noi pensionati: abbiamo 1 Consigliere
effettivo ed uno supplente più un Sindaco.
Ma anche
laddove il provvedimento fosse arrivato al Consiglio del 16 marzo a totale
insaputa dei nostri rappresentanti, lo
stesso è stato comunque oggetto di discussione in quella riunione ed è stato comunque
votato anche dal nostro Consigliere (che in ogni caso bene ha fatto se ha
votato approvando, perchè il provvedimento era assolutamente necessario ed
improcrastinabile).Il quale nostro Consigliere poi, non può aver mancato di relazionare sull'argomento la Segreteria Nazionale nella riunione del 23 marzo, convocata come di consueto a stretto giro di calendario proprio per essere relazionata sui contenuti del CdA appena svolto.
Eppure
per i verbali della Segreteria dell'Unione - e quindi per noi iscritti che
possiamo conoscere le cose solo attraverso le informazioni che ci passa la
Segreteria - l'argomento non esiste!
Eppure è
a questo provvedimento che va imputata la quota maggiore nella diminuzione
dell'assegno di quest'anno!Eppure questo provvedimento peserà sulle pensioni ancora per 5 anni!
L'Unione
rende agli iscritti molti e molti ottimi servizi, ed il suo ruolo è per molti
aspetti insostituibile.
Ma su
certi argomenti sembra voler adottare sempre la politica dello struzzo.Questo ci amareggia e non aiuta certo il proselitismo...
Fatta
questa necessaria digressione sul problema "convergenza indici",
torniamo, anzi torneremo con il prossimo post, ad occuparci della delibera del
CdA del 20 giugno.
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