LA GESTIONE DELLA COMPONENTE MOBILIARE DEL FONDO PENSIONE:
1° LE SEZIONI
NOTA
I post raggruppati sotto questo titolo, vogliono illustrare brevemente lo schema organizzativo sul quale è impostata la gestione della componente mobiliare del nostro Fondo Pensione, e insieme fornire alcuni elementari spunti per la comprensione della complessa attività di valutazione dei risultati.
Fonte dei dati riportati, sono i Bilanci annuali/Relazioni al Bilancio dell’esercizio di riferimento, consultabili, insieme ad ulteriori informazioni descrittive, dal sito del Fondo (www.fpunicredit.eu).
LE SEZIONI
La Sezione II alla quale sono iscritti i dipendenti assunti posteriormente al 28 aprile 1993 e privi, all’epoca, del requisito di iscrizione ad una forma pensionistica complementare. Se tuttora in servizio, costoro sono definiti “ partecipanti post”, se invece già in pensione, “pensionati post”. Le due categorie insieme, “iscritti post”.
Ricordiamo preliminarmente che il Fondo è articolato in due sezioni:
La Sezione I alla quale partecipano fondamentalmente pensionati e colleghi ancora in servizio iscritti al Fondo prima del 28 aprile 1993. Sono quelli definiti rispettivamente “pensionati ante” e “partecipanti ante” e le due categorie insieme, “vecchi iscritti”.
Caratteristica saliente di questa sezione è la “capitalizzazione collettiva”: significa che le contribuzioni al Fondo, nel tempo da ogni uno, insieme all’Azienda, effettuate, sono confluite indistintamente in un conto collettivo, nel quale non è più possibile identificare gli apporti contributivi dei singoli; per il pagamento delle pensioni, si attinge da questo “conto collettivo”.
Come dire, con approssimazione però, che “tutto serve a soddisfare tutti”.
Caratteristica della sezione 2°, è la “capitalizzazione individuale”:ogni partecipante ha, nell’ambito della sezione, il proprio “cassettino” nel quale è messa, tempo per tempo, ogni contribuzione di sua pertinenza; al momento della pensione, la stessa sarà commisurata al valore dell’attivo accumulato nel suo “cassettino”. Qui potremmo dire, ancora con approssimazione,“ogni uno per sé”.
Per chi poi volesse conoscere con esattezza le caratteristiche dei gruppi sopra richiamati, si fa rimando all’Art. 1 dello Statuto.
LA GESTIONE DELLA COMPONENTE MOBILIARE DEL FONDO PENSIONE:
2° DAL MONOCOMPARTO AL MULTICOMPARTO
Il Fondo, idealmente, opera come un risparmiatore che gestisce le proprie risorse: ha delle entrate (i contributi di tutti) sopporta delle uscite (le pensioni, i riscatti, le anticipazioni) e accantona - e investe - quanto avanza con l’obiettivo di soddisfare bisogni futuri, cioè, per il Fondo, garantire l’erogazione delle prestazioni future a tutti gli aventi diritto.
Storicamente il nostro Fondo ha privilegiato l’investimento immobiliare, sia attraverso l’intestazione diretta dei cespiti (il famoso complesso “La Maggiolina ” a Milano p.e.), sia attraverso la partecipazione diretta e indiretta in società immobiliari.
Storicamente il nostro Fondo ha privilegiato l’investimento immobiliare, sia attraverso l’intestazione diretta dei cespiti (il famoso complesso “
La quota residuale era investita in strumenti finanziari diversificati costituiti da titoli di Stato, titoli obbligazionari e Fondi Comuni, secondo le politiche d’investimento decise dallo stesso Fondo, e con una gestione per lungo tempo affidata in via prioritaria a Pioneer.
In questa situazione, tutte le attività mobiliari erano allocate in un ideale contenitore unico, e ogni Sezione, e nell’ambito della 2° ogni aderente, era partecipe di una quota di attività finanziarie indifferenziata per composizione: un mix di attività finanziarie unico, uguale per tutti.
L’investimento avveniva in un monocomparto.
L’esigenza di diversificazione degli investimenti, insieme alla spinta del Regolatore alla riduzione del peso della componente immobiliare sul totale asset, (le attività) delle sezioni, ha nel tempo letteralmente invertito i valori evidenziati dal grafico.
La crescita del peso della componente mobiliare sul totale attivi, si accompagna anche ad una profonda modifica del modello organizzativo gestionale, insieme alla diversificazione nell’offerta d’investimento agli aderenti.
Ciò avviene alla data del 2 maggio 2008 quando prendono avvio due veicoli di diritto lussemburghese: Effepilux SICAV ed Effepilux Alternative che generano le sei SICAV che verranno poi più semplicemente indicate come “sub-fondi”.
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3° LE SICAV LUSSEMBURGHESI (I SUB-FONDI)
Per l’investitore è sostanzialmente come investire in un Fondo Comune, e la differenza tra un Fondo ed una SICAV, è solo di natura giuridica: nel Fondo il risparmiatore possiede quote del Fondo, nella SICAV possiede azioni della SICAV; ma da un punto di vista meramente economico e finanziario le due situazioni si equivalgono, tant’è che comunemente si parla di “fondo” o “quote di fondo” o ancora “valore delle quote” anche riferendoci alle SICAV.
Quindi nel 2008 il Fondo dà avvio a due Società di gestione in Lussemburgo, Effepilux SICAV ed Effepilux Alternative alle quali viene trasferito tutto l’attivo mobiliare delle due sezioni preesistenti, attivo che viene gradualmente riallocato, sulla base delle scelte espresse dagli iscritti, nelle sei SICAV o sub-fondi o asset class che rappresentano i gruppi omogenei di attività finanziarie identificati dal CdA del Fondo:
SICAV Investimenti a breve termine
SICAV Titoli di Stato e inflazione
SICAV Corporate IG
SICAV Corporate HY e Obbligazionario Paese emergenti
SICAV Azionario
SIF-SICAV Alternativo
Ogni sub-fondo ha le proprie caratteristiche di rischio e rendimento atteso, legate alla specifica tipologia degli strumenti finanziari in cui il sub-fondo investe, e la sua denominazione indica già con chiarezza il “mercato” nel quale avverranno gli impieghi. Questo avviene in Lussemburgo.
In Italia il Fondo, utilizzando le SICAV lussemburghesi in combinazioni - asset allocation - con peso percentualmente diverso, ottiene“comparti”, con caratteristiche di rischio/rendimento differenziate, entro i quali l’aderente della Sezione II potrà scegliere la combinazione che ritiene più adatta ai suoi obiettivi.
La SICAV - che opera in aderenza alle linee guida d’investimento adottate dal CdA del Fondo - gestisce quindi il comparto in maniera unitaria, facendo astrazione dal come poi il Fondo lo alloca percentualmente alle Sezioni/Comparti.
Il Fondo, per la Sezione II, ha scelto di creare tre comparti - a 3/10/15 anni - che richiamano nella denominazione l’orizzonte temporale al quale far riferimento in funzione della rischiosità implicita del comparto, sulla base dell’assunto, in materia d’investimenti mobiliari, che un orizzonte temporale lungo attenua il rischio dell’investimento: se si ritiene di poter rimanere investiti più a lungo, si può scegliere uno strumento più rischioso perché si sarà in condizione, nel caso di mercato avverso, di rimandare nel tempo il disinvestimento (anche se oggi è lecito chiedersi quanto ancora valga la regola…!).
Il Fondo, per la Sezione II, ha scelto di creare tre comparti - a 3/10/15 anni - che richiamano nella denominazione l’orizzonte temporale al quale far riferimento in funzione della rischiosità implicita del comparto, sulla base dell’assunto, in materia d’investimenti mobiliari, che un orizzonte temporale lungo attenua il rischio dell’investimento: se si ritiene di poter rimanere investiti più a lungo, si può scegliere uno strumento più rischioso perché si sarà in condizione, nel caso di mercato avverso, di rimandare nel tempo il disinvestimento (anche se oggi è lecito chiedersi quanto ancora valga la regola…!).
Questo è il multicomparto.
Da dire ancora, per completezza, che ai tre comparti così identificati, si aggiunge per obbligo di legge e ancora solo per la Sezione II un quarto comparto – assicurativo - a rendimento minimo garantito gestito non dal Lussemburgo, ma da Compagnia Assicurativa scelta del Fondo.
Per quel che invece riguarda la sezione I, non essendo possibile identificare le posizioni singole, non può che esistere un unico comparto, le cui caratteristiche di rischio/rendimento sono state inizialmente definite dal CdA e sono realizzate attraverso un opportuno mix dei citati sub-fondi lussemburghesi.
Quindi l’aderente iscritto alla Sezione I è automaticamente investito in un monocomparto, mentre l’aderente alla Sezione II ha la possibilità di scelta nell’ambito del multicomparto della Sezione.
L’attivo totale di ogni Sezione/Comparto è completato da uno stock immobiliare esso pure percentualmente definito dal CdA, in coerenza anche con gli obblighi normativi in materia di limite massimo alla detenzione in immobili.
la gestione della componente mobiliare è elemento totalmente comune tra tutti gli iscritti al fondo, ante o post che siano.
Se il Lussemburgo gestisce bene (o male) un sub-fondo, quel risultato positivo (o negativo) si riverbera su ogni Sezione/Comparto in funzione del peso che esso ha al suo interno.
Come dire che se le cose vanno bene, vanno bene per tutti, se vanno male, vanno male per tutti.
E questa è un'altra ragione perchè tutti siamo ugualmente interessati ai buoni risultati della gestione!
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4° L'ASSET ALLOCATION
Il mix percentuale delle asset class che caratterizza ogni Sezione/Comparto, si chiama tecnicamente asset allocation strategica ed è stato inizialmente definito dal CdA; può essere variato solo quando lo stesso non lo ritenga più coerente con gli obiettivi del comparto.
Questa l’asset al location strategica dei tre comparti Sezione 2°, mentre il dato non è noto per quel che riguarda la Sezione 1°.
Il rispetto di queste percentuali non è obbligo inderogabile. Nell’ambito della gestione infatti, può verificarsi che si ritenga opportuno modificare nel breve termine l’allocation strategica per meglio adattarla a una determinata situazione contingente del mercato: si cercherà di prendere profitto da un’aspettativa di rialzo (si aumenta l’esposizione, cioè si “sovrapesa”, la componente da cui si aspettano ritorni migliori), oppure ci si vorrà cautelare a fronte di un’aspettativa di ribasso (si diminuisce l’esposizione, cioè “sottopesa”, la componente valutata negativamente).
Il rispetto di queste percentuali non è obbligo inderogabile. Nell’ambito della gestione infatti, può verificarsi che si ritenga opportuno modificare nel breve termine l’allocation strategica per meglio adattarla a una determinata situazione contingente del mercato: si cercherà di prendere profitto da un’aspettativa di rialzo (si aumenta l’esposizione, cioè si “sovrapesa”, la componente da cui si aspettano ritorni migliori), oppure ci si vorrà cautelare a fronte di un’aspettativa di ribasso (si diminuisce l’esposizione, cioè “sottopesa”, la componente valutata negativamente).
Questi interventi, definiti di allocation tattica, possono essere messi in atto anche allo scopo di ridurre o contenere prospetticamente il rischio del portafoglio, spostando temporaneamente quote da una classe valutata più rischiosa a una meno rischiosa.
Gli interventi tattici sono di norma suggeriti al gestore da parte degli Organi del Fondo responsabili della governance dell’attività d’investimento, e dove appaia opportuno adottare le modifiche in via permanente, si procederà, da parte degli stessi Organi, ad una variazione dell’asset allocation strategica.
L’allocation tattica è quindi quella che fotografa la composizione della Sezione/Comparto in un dato momento, e, ricorrendo ai saldi medi di ogni singola asset class, si può definire l’effettiva allocazione per classi degli attivi della Sezione/Comparto in un dato arco temporale.
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5° LA PERFORMANCE
Venendo ai risultati di periodo, la performance, dalla gestione di ogni singola classe che compone gli attivi del Fondo – i sei sub-fondi, la liquidità, gli immobili – deriverà in un dato arco temporale (che normalmente è l’esercizio, ma che per fini di analisi può anche essere un periodo diverso) uno specifico risultato, positivo o negativo che sia.
Nel loro insieme i risultati pro quota delle classi forniranno la performance del Fondo; nello stesso modo si arriverà alla performance della Sezione/Comparto, rapportando la performance di ogni sub-fondo alla sua presenza percentuale all’interno della Sezione/Comparto di cui trattasi.
Altrimenti detto: se il sub-fondo“azionario” registra un + 10% ed è presente in quella Sezione per una quota dell’11%, il suo contributo al risultato totale della Sezione, sarà: 11*10 / 100 = + 1,10%.
Il bilancio fornisce la performance complessiva della componente “finanza”, quella complessiva per la componente “immobili”, dettagliando poi il risultato attribuibile alla Sezione 1° e il risultato dei tre comparti Sezione 2°.
Viene anche indicata in dettaglio della performance dei singoli sei sub-fondi (il che consente la “ricostruzione”dei risultati di ogni Sezione/Comparto attraverso il calcolo pro quota sopra richiamato).
Queste le performance dei sub-fondi negli esercizi successivi all’avvio delle SICAV:
E queste le performance della Sezione I e dei tre Comparti Sezione II:
E’ la domanda che dovrebbe farsi ogni risparmiatore quando va a vedere il risultato dei suoi investimenti, ed è una domanda più che legittima anche per l’appartenente al Fondo, perché dal risultato di gestione dipende la sua pensione se è un ante, o l’accrescimento del suo capitale nel “cassettino” se è un partecipante post, o ancora la rivalutazione della sua rendita se è un pensionato post.
Ma questa domanda può avere solo una risposta vaga, perché si scopre che questo numero ha scarso valore segnaletico!
Ne assume uno preciso, solo se raffrontato con un’unità di misura in precedenza definita.
Un individuo alto 160 centimetri è piccolo in una tribù di Vatussi, è normale per la razza asiatica, è alto in mezzo ai nani di Biancaneve! Il “metro di riferimento” adottato, cambia il valore segnaletico della misura “160 centimetri ”.
Nell’ambito della finanza, il metro di riferimento cui si rapporta la performance di un portafoglio finanziario,è chiamato "benchmark"
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6° IL BENCHMARK
Se voglio investire sul mercato azionario Italia, il mio benchmark non potrà che essere il FTSE MIB e con la mia gestione cercherò di fare meglio dell’indice (“battere il benchmark”).Quando l’investimento è diversificato su più mercati, o aree geografiche, o settori merceologici, il benchmark è una combinazione dei diversi indici che rappresentano i singoli mercati/aree/settori, pesati in modo di riflettere l’obiettivo d’investimento del gestore (voglio investire il 40% in Europa, il 40% negli USA, il 20% in Giappone: costruirò per il mio portafoglio un benchmark con il 40% dell’indice che riflette il mercato Europa, il 40% mercato USA, 20% Giappone).
Il benchmark deve essere coerente con gli obiettivi d’investimento (nell’esempio di cui sopra, se non voglio investire sui Mercati Emergenti, non dovrò inserire nel benchmark l’indice relativo) e, all’inverso, gli investimenti effettuati devono essere coerenti con il benchmark (non posso investire sui Mercati Emergenti se non l’ho dichiarato nel Benchmark).
Se il benchmark riflette il mercato di riferimento, attraverso il benchmark giudico, a posteriori, i risultati della gestione, raffrontando il risultato dell’uno con quello dell’altra.
Ritornando ai nostri sub-fondi, abbiamo visto che ogni uno di essi investe in uno specifico segmento di mercato e quindi, per ogni uno di essi, il CdA ha a suo tempo definito – indicando quali indici e in quale percentuale si combinano – i singoli benchmark che riflettono l’asset allocation strategica identificata per quel sub fondo.
La performance del sub fondo, dipende però non solo dall’andamento dei mercati di riferimento riflessa dal benchmark e realizzata dalla parte “core”del sub-fondo (la quota di attivo gestita in modo da replicare il più fedelmente possibile il mercato di riferimento), ma anche dalla capacità del gestore di riuscire a dare “qualcosa in più” attraverso la gestione della residua parte di attivi (parte “satellite”)gestita in maniera dinamica con l’obiettivo di fare meglio del benchmark.
A livello superiore, la performance del Comparto/Sezione è anche influenzata da eventuali interventi di natura tattica, che, come si diceva sopra, hanno come obiettivo quello di scostare temporaneamente la composizione degli attivi effettivi del Comparto/Sezione dall’asset allocation strategica, per contrastare – o prendere ulteriore vantaggio - da situazioni eccezionali, o valutate tali. Interventi di questa natura, generano uno scostamento del rendimento del fondo dal rendimento del benchmark, in positivo o negativo a seconda che le aspettative del gestore si siano o meno concretizzate.
E’ bravo il gestore che batte il benchmark!
E’ bravo il gestore che batte il benchmark!
Ulteriore elemento di non scarsa influenza sul risultato della Sezione/Comparto, è rappresentato dai flussi d’investimento, che nascono dall’apporto a Effepilux da parte del Fondo, di liquidità da investire (i contributi) o, in senso contrario, dall’esigenza del Fondo di liquidità (pagamento pensioni/riscatti/trasferimenti) e la conseguente richiesta a Effepilux di disinvestimento.
Investire in un momento di calo del mercato, e dover disinvestire quando il mercato gira al rialzo, significa prendere la perdita e mancare il guadagno.
E questo risultato non è imputabile al gestore, ma alle esigenze finanziarie del “cliente”, che può solo cercare di “gestire” il fenomeno attraverso un programma di controllo dei flussi (ALM, asset liability management), programma che il Fondo sta implementando.
Per valutare il risultato - “ il 5,51% della mia Sezione, è un risultato buono o cattivo?” – dovrei poter dare un valore a ogni uno di questi “contributori”, ma il bilancio non ne esplicita nessuno.
Solo recentemente il Fondo ha pubblicato sul sito, alla sezione "bilanci", un documento del Gestore dei sub-fondi (Effepilux) che fornisce - peraltro in inglese - i risultati dei diversi benchmark, insieme ad altre informazioni.
Sul documento - KIID - torneremo più avanti.
Sul documento - KIID - torneremo più avanti.
Dovremmo parlare anche dell’aspetto “rischio” - la volatilità- ma ci limiteremo a rammentare che, di norma, maggiore rendimento si ottiene esponendosi a maggiore rischio, e di converso, contenere il rischio significa rinunciare a possibili maggiori rendimenti, e rammentare ancora che è più bravo il gestore che a parità di rischio ha ottenuto rendimento maggiore, oppure viceversa, a parità di rendimento si è esposto a rischio minore.
Anche qui comunque, il solo dato fornito dal Bilancio sulla “rischiosità del portafoglio”, non è segnaletico.
Concludiamo queste note sottolineando un aspetto che certo non sarà sfuggito: i meccanismi e le problematiche accennate, non sono specifiche della Sezione 1° o della Sezione 2°; riguardano il Fondo nella sua interezza: toccano le pensioni, ma anche gli zainetti!
E per questo meritano l’attenzione di tutti, ma proprio tutti, gli aderenti al Fondo.
NELLA RELAZIONE A
NELLA RELAZIONE AL BILANCIO
VORREMMO POTER LEGGERE ….
Tra un paio di mesi verrà
pubblicato il Bilancio del Fondo e potremo leggere la Relazione del CdA
sull’esercizio chiusosi a dicembre.
Si tratta sempre di un documento
alquanto corposo che crediamo sia letto da pochissimi volonterosi: la
maggioranza si accontenta del succinto comunicato stampa che precede la
pubblicazione del Bilancio e che, al netto del richiamo alla situazione
economico/finanziaria generale, riporta
fondamentalmente il risultato di gestione delle due classi di attivi –
componente mobiliare e componente immobiliare – e la conseguente performance
attribuita alla Sezione 1° e Comparti Sezione 2°, accompagnata dall’indicazione del livello di rischio
assunto (la volatilità).
E’ un peccato che sia così,
perché quel comunicato non offre nessun elemento obiettivo di valutazione: il
risultato, espresso in un più tot percento (o meno tot percento, quando le cose
non sono andate bene) non ha nessuna valenza segnaletica perché non raffrontabile
ad un benchmark.
Emotivamente si potrà essere
contenti di un risultato positivo, o delusi per uno negativo, ma quel “numero”
da solo, non consente di esprimere un
giudizio razionale sulla gestione.
Per poterlo fare occorre vengano
fornite ulteriori informazioni – diremo più oltre quali – oppure non resta
che leggere la Relazione.
Anche facendo questo però, dobbiamo fare i conti con un “vizio
d’origine”.
Come sappiamo, (chi non
ricordasse, torni a leggere il post “I pasticceri e la torta”) nel nostro Fondo
la gestione finanziaria è attuata tramite due veicoli di diritto lussemburghese
- EFFEPILUX ed EFFEPILUX Alternative - entro i quali troviamo le SICAV, cioè i
Sub-fondi.
Il Fondo Pensione – “Milano”-
combina i Sub-fondi in maniera differenziata per comporre gli investimenti
della Sezione1° e quelli dei tre Comparti della Sezione 2°.
Ecco il “vizio d’origine” : nella
Relazione al Bilancio di “Milano”, cioè del Fondo Pensione, non troviamo
nessuna informazione sulla gestione dei Sub-fondi (salvo l’indicazione della
performance ed un grafico sull’andamento
della quota).
Queste informazioni le dovremo
cercare nella relazione e Bilanci, in inglese, di EFFPILUX (che peraltro ha
incominciato ad essere pubblicata sul sito del Fondo solo dallo scorso anno).
Può darsi che sia sia valutato
che il Fondo non è tenuto a dare dettagli che riguardano l’attività di
Effepilux perché questa è una entità giuridica
separata, e che comunque produce il proprio Bilancio con annessa Relazione.
Ma si dimentica che Effepilux ed
Effepilux Alternative sono organismi “operanti in aderenza alle linee guida
d’investimento adottate dal CdA del
Fondo”: il risultato dei Sub-fondi è figlio delle decisioni d’investimento
operate da “Milano”, che è responsabile, prima del risultato dei singoli Sub-fondi, e poi del risultato
delle Sezioni/Comparti, ovvero del risultato finale della componente mobiliare
dell’intero Fondo Pensione.
In altre parole: il processo
d’investimento, è attribuibile a due entità diverse solo nella sua forma giuridica,
ma nella sostanza, la performance finale è il risultato di decisioni e scelte
attuate da un gestore unico, cui va attribuita la responsabilità dell’intero
processo: una catena di comando unica!
Non è allora lecito aspettarsi
che la Relazione
di “Milano” porti anche informazioni che consentano di valutare la gestione dei
Sub-fondi?
Alla fine, approvando il Bilancio del Fondo, approviamo l’operato del
CdA su tutta la linea, sia per le sue scelte sul Lussemburgo, sia per quelle su
Milano.
Nelle prime pagine della
Relazione EFFEPILUX viene fatto un sintetico resoconto della gestione delle
singole SICAV, con informazioni di sicuro utili a chi volesse approfondire
(anche se dovrebbero essere integrate con il dato relativo alla performance dei
benckmark).
Perché non riportarle – tradotte
in italiano – nella Relazione del Fondo ampliando quello che oggi si limita,
come detto sopra, a due tabelle?
Ecco: a noi basterebbe che nella
Relazione del CdA che accompagnerà il Bilancio del Fondo al 31 dicembre 2013
figurassero queste tre o quattro paginette, insieme alla pubblicazione, sul
sito, dei KIID dei Sub-fondi aggiornati con dati a fine anno sulle “past
performance”.
Per quanto riguarda il comunicato
stampa che anticipa i risultati della Relazione, la pubblicazione pari pari
della tabella “scomposizione dei rendimenti” (pagina 34 Relazione scorso anno)
sarebbe estremamente più chiara del linguaggio descrittivo sin qui utilizzato.
Non nascondiamo che ci farebbe
piace poter leggere ancora di altre cose, ma per intanto ci accontenteremmo di
quanto indicato sopra (nel frattempo si
potrebbe “allineare” ad aprile anche la data per l’Assemblea annuale di
EFFEPILUX ALTERNATIVE, oggi stabilita a giugno, dopo cioè quella del Fondo!).
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