Riteniamo sia stato un intervento non solo utile, ma necessario per far chiarezza sul significato di molti termini nei quali ci imbattiamo leggendo il Bilancio del Fondo e le relazioni sul suo andamento che periodicamente ci vengono presentate tramite i comunicati della Segreteria Nazionale.
Da questo punto di vista c’è da
sperare che, di questa terminologia, si faccia d’ora in avanti un uso più
corretto ed appropriato (su questo aspetto, confessiamo di essere un po’
“fissati”, dato che in finanza ogni termine esprime un concetto ben definito, e
gli usi “impropri” generano solo
confusione).
Il Presidente ha esplicitato
alcuni concetti che chiamano in causa ed impongono ulteriori riflessioni ed
approfondimenti di cui invece non troviamo traccia ne in questa nota, ne
nell’indice degli argomenti che occupano la Segreteria della nostra Unione.
Ci riferiamo in particolare al
meccanismo della retrocessione parziale agli aventi diritto (noi pensionati)
della performance annua della Sezione 1°, ragionando sul quale – meccanismo - ci confermiamo sempre più nella nostra
convinzione che da esso derivi, oltre un certo livello, un arricchimento
ingiustificato del Fondo a danno dei pensionati.
Coefficiente correttivo legittimo
in quanto previsto dallo Statuto, ma ingiustificato nel suo livello attuale
rispetto al fine – dichiarato – di concorrere all’equilibrio del Fondo (sempre
dall’intervento del Presidente: “l’equilibrio del Fondo è peraltro garantito
dall’applicazione al tasso di rendimento...di un coefficiente correttivo...”)
Abbiamo sempre sostenuto che
questo è un meccanismo privo di qualsiasi trasparenza.
Questa è una constatazione di
buon senso e non occorre aggiungere di più.Diverso il discorso con i numeri, e cercheremo di darne dimostrazione.
Quindi, se volete seguirci – anche per verificare se il nostro ragionamento fila o se stiamo dicendo corbellerie – armatevi di pazienza, e partiamo!
Cominciamo da un paio di concetti
fondamentali.
Lo Statuto del nostro Fondo lo fissa nel 3,5%
Nel suo intervento, il nostro
Presidente dice chiaramente che tale misura: “è oggi solo un parametro di
riferimento...e il modificarsi della realtà esterna...non consente di
considerarlo il tasso necessario e sufficiente ad assicurare l’equilibrio
tecnico del Fondo”.
E continua: “Il tasso di
rendimento che è stato fissato dal Consiglio ai fini dell’elaborazione del
Bilancio Tecnico è attualmente del 4,25%, da intendersi come tasso medio da
realizzare sino all’estinzione del Fondo.” Vuol dire che la Sezione deve realizzare ogni anno un rendimento del 4,25%, al disotto del quale, per evitare di sbilanciare il Fondo, bisogna intervenire sulle pensioni.
Solo questo tasso consente il “recupero” di quanto già attribuito alle pensioni – il 3,5% - e per la differenza – 0,75% - il mantenimento del livello patrimoniale di equilibrio.
Questo concetto si può esporre in
maniera diversa: il livello attuale delle pensioni, ai fini dell’equilibrio del
Bilancio Tecnico, è troppo alto per essere sostenuto dal solo tasso tecnico del
3,5% previsto dallo Statuto: occorre un rendimento più elevato, occorre il
4,25% .
Come si dovrebbe “recuperare” a
fine anno questo 0,75% di differenza?La strada più semplice e lineare sarebbe quella di retrocedere alle pensioni lo 0,75% di rendimento in meno: caro pensionato, dal rendimento conseguito a fine anno dagli attivi, tolgo il 3,5% che ti ho già pagato e tolgo un ulteriore 0,75% per mantenere il fondo in equilibrio.
Tutto quello che avanza è tuo, e se non ce n’è abbastanza, ti adeguo l’assegno.
Questo però è come vorremmo che
fosse! Chiaro, trasparente, comprensibile a tutti.
Ma nella realtà non è così.
Nella realtà, questo 0,75% è
stato trasformato in un “coefficiente correttivo”: un tot% (oggi il famoso 30%) del rendimento registrato
nell’esercizio dagli attivi della Sezione, che non viene retrocesso agli
iscritti, ma rimane acquisito al patrimonio del Fondo.
Il 30% del rendimento, qualunque
sia il rendimento. (quindi – ovviamente – più alto il rendimento d’esercizio,
maggiore la retrocessione al Fondo, sia in termini percentuali che in valore assoluto).
In questo modo, risulta chiaro
che non esiste più alcuna relazione tra lo 0,75% di cui il Fondo ha bisogno
(oltre al tasso tecnico 3,5%) per mantenersi in equilibrio, e la quota di
rendimento annuo che gli viene effettivamente attribuita, a prescindere.
E ricordiamo che l’aliquota non
viene fissata a fine anno sulla base dei rendimenti effettivamente conseguiti,
ma è riferita ai rendimenti futuri, quindi non noti: per il 2015 – anno in
corso – l’aliquota è fissata al 30% di un risultato che ancora non si conosce:
come si fa a ritenere che il 30% un
valore oggi non determinabile “garantirà l’equilibrio del Fondo”?
Facciamo per capirci due esempi:
rendimento Sezione 3,84% (dato 2014) , meno 30% (3,84*30/100 = 1,15) = 2,69
meno 3,50% tasso tecnico = - 0,81% da recuperare con decurtazione delle
pensioni attraverso l’applicazione di questo valore – negativo – all’indice di adeguamento
delle pensioni, e quindi alle stesse.
Attribuendo al Fondo solo lo 0,75
+ 3,5 = 4,25%, l’indice (e le pensioni) si decrementerebbe dello 0,41% (3,84 – 4,25) anziché 0,81%
Il Fondo da parte sua incamera: 1,15 + 3,50 = 4,65% a fronte di un tasso di equilibrio del 4,25% .
Risultato finale:
l’indice di adeguamento – quindi le pensioni - cala dello 0,81%
il Fondo incamera lo 0,40% in più del tasso di equilibrio (4,65 - 4,25), e in più pagherà – per sempre - pensioni - ridotte dello 0,41% (0,81 – 0,41) in più del livello di equilibrio.
Come esempio numero due, ipotizziamo
un rendimento del 6% (non è un rendimento stratosferico: nel 2012 il risultato
della Sezione 1° è stato del 5,27%; nel 2014 quello dei tre Comparti della
Sezione 2° è stato, per i 3, 10, 15 anni, rispettivamente 6,41% , 6,95%, 6,56%).
Il calcolo sarebbe il seguente:rendimento 6%, meno 30% = 6 – 1,8 = 4,2 meno tasso tecnico 3,5 = 0,7% in aumento dell’indice.
Attribuendo al Fondo solo lo 0,75 + 3,5 = 4,25%, l’indice (e le pensioni) si incrementerebbe dell’ 1,75% (6 – 4,25).
Rendimento acquisito dal Fondo : 1,8 + 3,5 = 5,30
Il Fondo incamera l’1,05% in più del tasso di equilibrio (5,30 – 4,25) in più applica – per sempre - alle pensioni un minor incremento dell’ 1,05% (1,75 – 0,7) rispetto ai valori di equilibrio.
Hai voglia che non si debba
“...considerare il nostro Fondo particolarmente robusto e sano...”!
Su questo meccanismo, opaco e
cervellotico, sconosciuto negli effetti che produce alla quasi totalità degli
aderenti (mettiamo “quasi” per puro scrupolo, potremmo toglierlo
tranquillamente) ci sono state fornite,
nel tempo, giustificazioni diverse, ma “numeri” mai.
Ci è stato detto che l’aliquota
di retrocessione serve per correggere
l’effetto negativo che potrebbe derivare da modifiche che intervengano, nel
triennio che passa tra un bilancio tecnico ed il successivo, in qualcuno dei
numerosi parametri demografico/attuariali che il BT deve considerare.
Se questa è la ragion d’essere
dell’aliquota, non si vede perché essa debba essere applicata p.e. all’esercizio
per il quale sia stato confermato il pareggio, o un avanzo, nel BT: è
esattamente il caso del 2015, che ha visto confermata la buona salute del Fondo
con il B.T. al 31 dicembre 2014 (v/
ancora “La Quercia Nuova” pag 26), ma sul quale continuerà a gravare la
ritenuta del 30%. E non si vede perché, laddove una tale esigenza si manifesti e venga corretta con l’applicazione nell’esercizio dell’aliquota, la stessa debba continuare ad essere applicata anche negli esercizi successivi, senza che siano intervenute ulteriori nuove cause capaci di produrre ulteriori nuove conseguenze negative.
Ci è stato anche detto che questo
“cuscinetto” serve ad assorbire eventuali risultati negativi evitando così di
intervenire sulle pensioni.
Possibile, ma non c’è una regola:
nel 2008 il Fondo ha incamerato una perdita dell’8,40% senza toccare le
pensioni, ma l’anno scorso un modestissimo disavanzo dello 0,81 è stato
implacabilmente girato sull’assegno. Comportamenti discrezionali dell’Amministrazione che noi preferiremmo non esistessero. Anche perché è allora legittimo chiedersi quale è la dimensione del “cuscinetto” e chi beneficerà degli importi acquisiti a patrimonio in eccesso dei valori di equilibrio.
Più recentemente ci è stato detto
che il “meccanismo di riequilibrio automatico” ha anche consentito al Fondo di
richiedere la deroga all’applicazione della normativa sulle così dette
“attività supplementari” che imporrebbe l’accantonamento a patrimonio del 104%
dell’ammontare delle riserve tecniche a fronte dei rischi biometrici.
Tale accantonamento è previsto
per i Fondi che garantiscono un rendimento degli investimenti o un determinato
livello di prestazioni.Non è il caso della nostra Sezione 1°, dove non c’è nessuna prestazione garantita, anzi, i minori rendimenti sono ribaltati – anche se non esistesse l’aliquota di retrocessione – sulle prestazioni. Quindi la deroga arrivava comunque.
Tutte queste giustificazioni
lasciano quindi il tempo che trovano.
Resta invece il punto che il
meccanismo in vigore:
- non trova giustificazione, nella sua entità odierna, collegabile all’equilibrio patrimoniale del Fondo;
- produce, sempre nella sua entità odierna, un ingiustificato vantaggio patrimoniale al Fondo, a danno della dinamica dell’assegno pensionistico;
- è un meccanismo privo della minima trasparenza verso gli iscritti, che lascia ingiustificati margini di discrezionalità all’Amministrazione.
Ma se le nostre osservazioni sono fondate, allora è doveroso da parte della Segreteria dell’Unione interrogarsi su che cosa fare...
Complimenti per la chiarezza espositiva!
RispondiEliminaIn effetti verrebbe da dire che in periodo di vacche grasse potrebbe essere utile accantonare qualcosa che possa servire da volano in caso di difficoltà. Ma questo concetto non vale se si raggiunge a malapena il tasso di equilibrio. In altre parole si potrebbe dire che se il tasso di equilibrio è il 3,50 nel caso in cui il rendimento ottenuto fosse superiore al 4,25 si mette un qualcosa a riserva, mentre non si accantona nulla se si ottiene un rendimento compreso fra 3,50 e 4,25. Nel caso di rendimenti inferiori al 3,50, prima di decurtare, si verifica se c'è sufficiente accantonamento. In occasione della redazione del B.T. si deciderà cosa fare della riserva, se distribuirla o meno. Certo che il meccanismo è molto farraginoso