Dal 2008 ad oggi
l'aliquota di retrocessione è scesa dall'83% al 64%, il tasso di rendimento
interno dal 4,75% al 4%, e la variazione delle pensioni è sempre stata
negativa. Verso dove stiamo andando?
La valenza del rendimento effettivo
Quindi, supposto al 31 dicembre 2016 un rendimento effettivo
del 3,60%:
- le pensioni ricevono il 64% (definito dall'aliquota di retrocessione) cioè il 2,30%, da cui va però dedotto il tasso tecnico (quello dello Statuto) del 3,5% = Risultato: - 1,20% .
Quindi le pensioni calano dell'1,20% (cui in realtà andrà aggiunto il recupero di quanto deriva dai provvedimenti del CdA dello scorso 8 giugno, più o meno un altro punto percento, che tuttavia adesso trascuriamo per non complicare le nostre considerazioni);
- il Bilancio Tecnico riceve per intero il 3,60%, ma avrebbe dovuto ricevere il 4%, perchè questo è il tasso di rendimento interno su cui il documento è stato elaborato. In altre parole: il patrimonio al 31 dicembre 2016 risulta incrementato del 3,60% anziché del 4%. Dato che il B.T. al 31 dicembre 2016 sarebbe stato in pareggio con il 4% , aver realizzato meno - solo il 3,60% - significa ritrovarlo con un deficit.
Ma questo ragionamento vale solo nell'ambito del B.T.; le pensioni si sono già mosse per la loro strada secondo la regola vista sopra.
Il deficit in B.T. è invece la ragione che giustifica la riduzione dell'aliquota di retrocessione: siccome nel 2016 il patrimonio è cresciuto meno del previsto - il 3,60% anziché il 4% - , esso oggi non è più sufficiente a far fronte agli impegni futuri.
Per ripristinare l'equilibrio, si deve abbassare il livello di questi impegni, cioè le pensioni.
Questo si attua attraverso la riduzione dell'aliquota di retrocessione: del rendimento futuro, alle pensioni andrà una quota più piccola.
L'aggiustamento dell'aliquota non avviene tuttavia anno per anno, ma, secondo quanto fissato dallo Statuto (art 72), ogni tre anni in concomitanza con la redazione e secondo le risultanze di un nuovo B.T.
Sarà solamente in occasione del prossimo B.T. - al 31 dicembre 2018 - che si rifaranno i conti e si interverrà al caso sull'aliquota.
Quindi il deficit 2016 nella realtà, rimane solo "scritto sulla carta" del B.T.
E' come l'insufficienza in un trimestre a scuola: se non la si recupera, a fine anno si è bocciati.
Per spiegare meglio: l'aumento p.e. del contributo aziendale al Fondo, fa aumentare l'importo, come cifra assoluta, delle entrate, ma il processo di capitalizzazione delle stesse per la determinazione del valore della voce a fine anno, rimane assolutamente invariato, e così per ogni altra variabile, demografica o altra.
Il B.T. non raggiunge il tasso di rendimento presunto, il patrimonio si incrementa in misura minore del previsto, si genera una minus che, se non recuperata prima della redazione del nuovo B.T., porta alla riduzione dell'aliquota di retrocessione (è la situazione descritta sopra). E anche per il B.T. la minus risulterà tanto più pesante quanto più basso il rendimento.
Da osservare che dire "tasso di equilibrio 5,47%" significa implicitamente dire "aliquota di retrocessione del 64%" e viceversa. E questa osservazione ci tornerà utile in alcune tabelle successive.
Senza dilungarci in tante considerazioni che diventano
automatiche dalla semplice osservazione dei dati, sembra che alla domanda sia
lecito rispondere definendo, quanto meno nel breve/medio termine,:
- irrealistico il 5,47% per le pensioni;
- improbabile e troppo ottimistico il 4% per il B.T.
- le pensioni
continueranno, anno dopo anno, ad essere limate a causa di una aliquota di
retrocessione già oggi proibitiva (è proibitiva perché sottintende un tasso di
equilibrio, il 5,47%, proibitivo);
- a questo potrebbero realisticamente aggiungersi ulteriori revisioni al ribasso dell'aliquota stessa perchè il tasso di rendimento presunto, il 4%, è troppo ottimistico rispetto alla capacità dei nostri attivi di generare performances.
- un aumento del patrimonio a seguito di apporto da parte dell'Azienda di nuovo capitale (se crediamo ai marziani...);
Ipotesi questa da non confondere con la possibilità di una "maggior redditività dai mercati" che si realizzerebbe se i mercati tornassero a galoppare regalando rendimenti robusti a tutti.
La speranza di una risalita dei mercati, sembra essere stata la strategia che in questi ultimi anni ha guidato le decisioni quando si è trattato di definire la combinazione, tra aliquota e tasso di rendimento interno, che meglio rispondesse alle nostre esigenze. Una strategia, alla luce dei fatti, nettamente perdente.
Naturalmente, se davvero i mercati il regalo ce lo facessero, saremmo tutti super contenti, ma da noi si dice anche che "chi di speranza vive, disperato muore"!
Tuttavia un tasso di rendimento presunto più prudente,
lascerebbe più margine alla possibilità che si realizzi una differenza positiva
tra rendimento effettivo e rendimento
presunto (la tabella sopra evidenzia che la circostanza , dal 2008 ad oggi, si
è verificata in un solo esercizio!) e questo potrebbe avviare, in B.T., un
percorso di generazione di surplus (avanzi), premessa assolutamente
indispensabile all'aumento dell'aliquota di retrocessione.
Come dire: rinunciamo a qualcosa adesso, per ritrovarcelo domani.
E a quanto dovremmo rinunciare subito?
Domanda essenziale e argomento ideale per scatenare la guerra e crearsi nemici.
La valenza del rendimento effettivo
Abbiamo detto che, anche se il B.T. della nostra Sezione fonda il pareggio
su una previsione di calo delle pensioni dello 0,94%, quello che al pratico
conta è il rendimento effettivo conseguito anno per anno dagli attivi.
Ricordando che il B.T
è una previsione e che il rendimento
effettivo annuale è un dato reale ed acquisito, vediamo cosa succede alla
fine di ogni anno quando il CdA del Fondo determina il rendimento della Sezione
per quel esercizio.
Prendiamo il risultato 2016 che, anche se non ancora
"ufficiale", possiamo oramai fissare con una buona approssimazione intorno
al 3,60% : la componente "titoli" chiude con un 5,04% (dato che il
sito del Fondo ha pubblicato proprio in questi giorni) cui aggiungiamo un
ottimistico 2% da immobili. Pesando rispettivamente al 55 e 45% avremo un 3,67% che per semplicità di calcolo portiamo
al 3,60%.
- le pensioni ricevono il 64% (definito dall'aliquota di retrocessione) cioè il 2,30%, da cui va però dedotto il tasso tecnico (quello dello Statuto) del 3,5% = Risultato: - 1,20% .
Quindi le pensioni calano dell'1,20% (cui in realtà andrà aggiunto il recupero di quanto deriva dai provvedimenti del CdA dello scorso 8 giugno, più o meno un altro punto percento, che tuttavia adesso trascuriamo per non complicare le nostre considerazioni);
- il Bilancio Tecnico riceve per intero il 3,60%, ma avrebbe dovuto ricevere il 4%, perchè questo è il tasso di rendimento interno su cui il documento è stato elaborato. In altre parole: il patrimonio al 31 dicembre 2016 risulta incrementato del 3,60% anziché del 4%. Dato che il B.T. al 31 dicembre 2016 sarebbe stato in pareggio con il 4% , aver realizzato meno - solo il 3,60% - significa ritrovarlo con un deficit.
Ma questo ragionamento vale solo nell'ambito del B.T.; le pensioni si sono già mosse per la loro strada secondo la regola vista sopra.
Il deficit in B.T. è invece la ragione che giustifica la riduzione dell'aliquota di retrocessione: siccome nel 2016 il patrimonio è cresciuto meno del previsto - il 3,60% anziché il 4% - , esso oggi non è più sufficiente a far fronte agli impegni futuri.
Per ripristinare l'equilibrio, si deve abbassare il livello di questi impegni, cioè le pensioni.
Questo si attua attraverso la riduzione dell'aliquota di retrocessione: del rendimento futuro, alle pensioni andrà una quota più piccola.
L'aggiustamento dell'aliquota non avviene tuttavia anno per anno, ma, secondo quanto fissato dallo Statuto (art 72), ogni tre anni in concomitanza con la redazione e secondo le risultanze di un nuovo B.T.
Sarà solamente in occasione del prossimo B.T. - al 31 dicembre 2018 - che si rifaranno i conti e si interverrà al caso sull'aliquota.
Quindi il deficit 2016 nella realtà, rimane solo "scritto sulla carta" del B.T.
Ma attenzione: se il deficit 2016 non tocca le pensioni (ribadiamo per l'ennesima volta: la variazione
dell'assegno risponde ad una sola ed unica regola: rendimento effettivo *
aliquota di retrocessione - tasso tecnico = + / - a pensioni) registrare un
deficit in B.T. non è un segnale incoraggiante.
E' come l'insufficienza in un trimestre a scuola: se non la si recupera, a fine anno si è bocciati.
Il deficit 2016 va recuperato con i rendimenti del 2017 e 2018 altrimenti,
con il prossimo B.T. al dicembre 2018, avremo ancora un taglio all'aliquota di
retrocessione.
E sarà attraverso la nova aliquota che i plus e minus dei
tre anni si trasferiranno alle pensioni.
Tutto quanto sopra vale, con segno inverso, nel caso in cui
l'esercizio registri un rendimento effettivo superiore al 4%.
Queste conclusioni presuppongono ovviamente l'invarianza,
nel periodo, di ogni altro elemento che influisca sulle voci di entrata ed
uscita del bilancio: dalle variabili demografiche a quelle economiche (il recente
caso "esodi" insegna!)
Anche se, rammentiamolo, la modifica di qualunque variabile
pesa sul valore della voce di entrata o uscita, ma risulta ininfluente sul
calcolo finanziario. Per questo che tutte le considerazioni fatte - e sono
tutte riferite alla componente finanziaria del processo di formazione del B.T.
- sono valide indipendentemente dal modificarsi delle altre variabili.Per spiegare meglio: l'aumento p.e. del contributo aziendale al Fondo, fa aumentare l'importo, come cifra assoluta, delle entrate, ma il processo di capitalizzazione delle stesse per la determinazione del valore della voce a fine anno, rimane assolutamente invariato, e così per ogni altra variabile, demografica o altra.
Alcune correlazioni
Chiarito il meccanismo, possiamo vedere cosa succede ai vari
livelli di rendimento effettivamente conseguito.
1° - rendimento effettivo inferiore al 4% :
è lo scenario peggiore! Le pensioni calano subito nella misura che
deriva dal noto meccanismo, calo naturalmente tanto maggiore quanto più basso
il rendimento.Il B.T. non raggiunge il tasso di rendimento presunto, il patrimonio si incrementa in misura minore del previsto, si genera una minus che, se non recuperata prima della redazione del nuovo B.T., porta alla riduzione dell'aliquota di retrocessione (è la situazione descritta sopra). E anche per il B.T. la minus risulterà tanto più pesante quanto più basso il rendimento.
2° - rendimento 4% :
le pensioni calano subito, ma, in B.T., l'obiettivo dell'esercizio viene
centrato, quindi nessuna modifica alle proiezioni contenute nel B.T. che rimane
nella situazione di inizio esercizio.
3° -
rendimento maggiore del 4% ma inferiore al 5,47%:
dato che il 5,47% rappresenta quello che abbiamo chiamato
"tasso di equilibrio", cioè il livello al quale la variazione sulle
pensioni è nulla ( 5,47 * 64 - 3,5 = 0)
ogni valore tra 4 e 5,47% continua a produrre una riduzione dell'assegno, ma
produce finalmente nel B.T. un incremento della redditività del patrimonio
superiore alla previsione, e quindi genera una eccedenza (nella tav.2 del post precedente, corrisponde alla
voce "avanzo") che consentirà, se mantenuta fino alla successiva
verifica del B.T., una revisione al rialzo dell'aliquota di retrocessione e di
conseguenza un miglioramento delle pensioni
(la situazione inversa a quella vista sopra).
4° - rendimento 5,47% :
pensioni invariate e situazione in B.T. identica a quella di
cui al punto precedente.Da osservare che dire "tasso di equilibrio 5,47%" significa implicitamente dire "aliquota di retrocessione del 64%" e viceversa. E questa osservazione ci tornerà utile in alcune tabelle successive.
5° - rendimento superiore al 5,47%
:
finalmente c'è cicca per tutti! Per le pensioni, che incominciano
a portare a casa qualcosa (il 64% di quanto eccede il 5,47%), e per il B.T.
che, più alto il rendimento effettivo, più rimpolpa l'eccedenza (avanzo) creando le premesse per un aumento
dell'aliquota via via crescente man mano che il rendimento effettivo si alza
rispetto al 5,47%.
Riassumendo:
le pensioni, con l'attuale livello di retrocessione (64%),
risaliranno solo in presenza di rendimenti effettivi superiori al 5,47%;
il B.T. segnerà "avanzi" (che consentiranno la
variazione al rialzo dell'aliquota di retrocessione) solo in presenza di
rendimenti effettivi superiori al 4%.
Ma sono livelli
realistici?
Sono realistici questi due livelli di tasso?
Vediamo questa tabella, dove, per "tasso di
equilibrio" intendiamo, come sempre, il rendimento necessario a procurare una variazione delle
pensioni pari a "zero":
- irrealistico il 5,47% per le pensioni;
- improbabile e troppo ottimistico il 4% per il B.T.
Questa almeno la nostra opinione.
Se un po' di prudente realismo suggerisce queste risposte -
senza comunque escludere la possibilità di eventi straordinari che cambino
drasticamente gli attuali scenari o il maturare di quelli interventi, già
avviati ma lenti a concretizzarsi, che cambino radicalmente la composizione
degli attivi (ci riferiamo principalmente alla dismissione del patrimonio
immobiliare) - le conclusioni che dobbiamo trarre sono due, ed entrambe
dovrebbero preoccupare e farci riflettere:
- a questo potrebbero realisticamente aggiungersi ulteriori revisioni al ribasso dell'aliquota stessa perchè il tasso di rendimento presunto, il 4%, è troppo ottimistico rispetto alla capacità dei nostri attivi di generare performances.
Se ne può uscire?
Data la situazione la domanda è più che d'obbligo (e su
questo dovrebbe interrogarsi anche e sopratutto chi ci rappresenta).
La teoria può prospettare più soluzioni.
Alcune solo teoria rimangono:- un aumento del patrimonio a seguito di apporto da parte dell'Azienda di nuovo capitale (se crediamo ai marziani...);
- un aumento delle entrate contributive: ipotesi nel nostro
caso non realistica a motivo del numero chiuso degli iscritti con conseguente
continua diminuzione dei contributi apportati, fino ad esaurimento degli stessi;
altre maggiormente possibili:
- maggiore redditività dalla gestione del patrimonio: su
questo blog ne abbiamo parlato a più e più riprese. Sull'argomento si è
certamente diffusa una maggior sensibilizzazione da parte degli iscritti, ma non
ci sembra vedere, ad oggi, azioni da parte del Fondo, né ci è ben chiaro se e
che tipo di iniziative siano state messe in atto da parte della nostra Unione
nei confronti del Fondo stesso.
Su questo punto saremmo disposti ad accontentarci di quel
mezzo punto in più all'anno che metterebbe i nostri rendimenti nella media dei
Fondi negoziali e che, seppur lontano dal portare il rendimento effettivo al
livello del tasso di equilibrio, almeno lo collocherebbe sopra il 4%, il ché
consentirebbe di creare pian piano un po' di avanzo in B.T.Ipotesi questa da non confondere con la possibilità di una "maggior redditività dai mercati" che si realizzerebbe se i mercati tornassero a galoppare regalando rendimenti robusti a tutti.
La speranza di una risalita dei mercati, sembra essere stata la strategia che in questi ultimi anni ha guidato le decisioni quando si è trattato di definire la combinazione, tra aliquota e tasso di rendimento interno, che meglio rispondesse alle nostre esigenze. Una strategia, alla luce dei fatti, nettamente perdente.
Naturalmente, se davvero i mercati il regalo ce lo facessero, saremmo tutti super contenti, ma da noi si dice anche che "chi di speranza vive, disperato muore"!
- un taglio al tasso di rendimento presunto: qui
incominciano i dolori perchè questo è sinonimo, come oramai dovremmo aver
imparato, di un taglio immediato alle pensioni (una riduzione in B.T. del tasso
di rendimento presunto, fa crescere di meno la capitalizzazione del patrimonio,
il ché genera un disavanzo, che si recupera diminuendo le uscite per
prestazioni (=pensioni) attraverso l' ulteriore diminuzione dell'aliquota di
retrocessione).
Come dire: rinunciamo a qualcosa adesso, per ritrovarcelo domani.
E a quanto dovremmo rinunciare subito?
Domanda essenziale e argomento ideale per scatenare la guerra e crearsi nemici.
E dato che vorremmo conservare la vostra amicizia ancora per
qualche giorno, rimandiamo ulteriori considerazioni al prossimo blog!
Ma il B.T. sarà sempre, salvo eccezioni di cambiamenti mondiali di rotta, più in negativo in quanto con l'ultimo dipendente che paga i contributi verrà a crearsi una situazione che solo intaccando il Capitale Sociale della 1a Sezione si potranno pagare le pensioni. D'altronde questo è quanto mi avevano detto al momento in cui ho cessato il Servizio attivo per passare allo stato di pensionato. Di più a fine 1996 si diceva che il fondo avrebbe chiuso le pensioni verso il 2076/2078 quando non ci sarebbero più stati in vita sia i pensionati che le reversibilità. Adesso tutto è cambiato? Ribadisco quando il Fondo non avrà più utili che farà? continuerà ad abbassare il livello pensionistico già abbastanza corroso dall'inflazione in primis e da scelte di investimento sbagliate a suo tempo. Se qualcuno vorrà rispondermi sarei molto grato. Livio Rossi
RispondiEliminaLovedd reading this thank you
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