In queste pagine cercheremo, da una parte di raccontare come funziona il Fondo con riferimento all'attività di investimento delle risorse - la gestione mobiliare principalmente - e dall'altra di formarci un nostro parere sulla qualità della gestione e sui risultati ottenuti. L’obiettivo è quello di fornire un apporto - modesto - affinchè ogni uno di noi sia in grado di esprimersi ragionatamente sulla gestione, per maturare, nel voto, decisioni ragionate.

C'è anche una pagina con qualche concetto elementare di "finanza", che ci auguriamo possa interessarti nella tua veste di "risparmiatore".

Se arrivi per la prima volta sul blog, ti suggeriamo di incominciare la tua esplorazione dalla pagina "Perchè". Capirai tutto meglio!

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domenica 9 novembre 2014

QUESTIONE DI TERMINI


A volte, leggendo verbali e allegati delle riunioni di Segreteria Nazionale dell’Unione Pensionati, ci è capitato di trovarci confusi sulla valenza di un termine utilizzato nel testo, o spiazzati su un dato riportato.

Prendiamo per esempio il verbale dell’ultima riunione, quella del 30 settembre scorso.
Nelle prime righe, leggiamo testualmente:
“..... relaziona la Segreteria sull'andamento delle attività mobiliari, le quali mantengono un rendimento positivo pari al 3,91% (già mediato con il rendimento immobiliare) raffrontato ad un tasso tecnico del 2,83%.....”

A voler essere proprio pignoli  e volendo rispettare le regole dell’analisi logica nella lingua italiana, il 3,91% non è il rendimento delle attività mobiliari (soggetto del successivo verbo “mantengono un rendimento”) ma è il rendimento dell’intera Sezione 1°.
La forma è un po’ approssimata – e in un documento “ufficiale” questo non è molto bello - ma l’essenza alla fine si coglie.

Quello che però ci spiazza, è il successivo riferimento al “...tasso tecnico del 2,83%....”
 
L’allegato 2, la relazione del nostro Rappresentante nella Commissione per le Attività Mobiliari del Fondo, a sua volta riporta testualmente:
“....la sezione 1° faceva registrare al 31 agosto 6,54% per il mobiliare, che mediato con
1,42% dell'immobiliare dà un rendimento complessivo del 3,91% (tasso tecnico 2,83%).”  
Se questa dizione chiarisce bene qual è stato il risultato della componente mobiliare,  quello della componente immobiliare, e quindi, mediando i dati per il peso rispettivo, il risultato complessivo della Sezione, continua a non tornarci quel riferimento al “....tasso tecnico 2,83%....”
Vediamo di capirci sul significato del termine.

Tasso tecnico: è il rendimento annuo già inglobato nel calcolo di una rendita (nel caso nostro: dell’assegno pensionistico).
 
Questo, nel linguaggio specifico, il significato universalmente, indubitabilmente, attribuito al termine
Nel nostro Fondo, la misura del tasso tecnico è stabilita dallo Statuto (art. 17):  3,5%.
Sottolineiamo “inglobato”: vuol dire che l’assegno di pensione già ci paga un rendimento del 3,5%, per cui se il risultato fosse del 5%, si darebbe luogo – salvo le ulteriori complicazioni più oltre esposte - ad un  conguaglio dell’1,5 (5 – 3,5 %).   
Se rapportiamo questo 3,5% agli otto mesi che vanno fino a fine agosto, data alla quale sono riferiti i risultati sopra riportati, abbiamo un 2,33% (3,5/12*8 %).

Quindi il 2,83 non è il “tasso tecnico” del il periodo considerato.  

Lo scopo, nell’accostare il rendimento della Sezione al rendimento già “pagato”, vuole evidentemente essere quello di mettere in evidenza che, alla data, si sarebbero maturati i presupposti per un incremento/decremento dell’assegno. 

Per capire verso quale risultato ci si avvii, e per averne una misura, bisogna però che ci rifacciamo alle regole statutarie che definiscono le variazioni pensionistiche, regole che  abbiamo cercato di spiegare dettagliatamente in precedenti post ( del 24 e 27 aprile e  2 e 9 maggio scorsi).

Riassumendo l’essenziale, bisogna ricordare gli altri due elementi, oltre al rendimento effettivo della Sezione, che nel concreto definiscono la variazione dell’assegno pensionistico.
Il primo elemento è l’ aliquota di retrocessione  (artt. 29 e 72 Statuto): fatto 100 il rendimento effettivo della Sezione, quanto in percentuale viene “girato” alle pensioni  per il successivo calcolo  dell’adeguamento (nota bene: adeguamento, quindi variazione in più ma anche in meno se del caso!).

Oggi l’aliquota di retrocessione è del 70%: alle pensioni verrà riconosciuto il 70% del rendimento  conseguito dalle due componenti, titoli + immobili, della  Sezione, dedotto il tasso tecnico.
Il 30% non retrocesso resta acquisito al patrimonio della Sezione stessa.

Un esempio numerico chiarirà meglio il concetto:
tasso di rendimento effettivo degli attivi della Sezione: 10%; percentuale di retrocessione 70% = rendimento retrocesso 7%; meno tasso tecnico 3,5% = margine per rivalutazione della pensione: 3,5%. Da notare che il calcolo in effetti passa attraverso quello che si chiama “coefficiente di rivalutazione”, passaggio che per semplicità trascuriamo non  modificando concettualmente quanto sin qui espresso.

Un secondo esempio ci porta un passo più in là:
tasso di rendimento effettivo degli attivi della Sezione: 5%; percentuale di retrocessione 70% = rendimento retrocesso 3,5%; meno tasso tecnico 3,5% = margine per rivalutazione: zero.
Significa che,  con il livello di retrocessione attuale, occorre un rendimento degli attivi pari al 5% per ottenere una situazione di indifferenza in cui  le pensioni né calano, né crescono.

Noi, per comodità, abbiamo chiamato questo 5% “tasso di equilibrio”.
Ma possiamo chiamarlo come altro si vuole purché ci si intenda sul significato del termine scelto.

Rapportando ad otto mesi questo 5% annuo, troviamo un 3,33% che però ancora non è il 2,83% citato impropriamente come “tasso tecnico” nella relazione.
Dobbiamo quindi continuare a cercare l’origine di questo dato!

Abbiamo detto sopra che “due” elementi nel concreto definiscono la variazione dell’assegno pensionistico. Il primo, aliquota di retrocessione, l’abbiamo citato, resta da approfondire il secondo, che è definito nel secondo comma dell’Art 17 Statuto:
“Il Consiglio di Amministrazione stabilisce annualmente in via preventiva il tasso presunto di
rendimento che, al netto del tasso tecnico, viene applicato all’indice di cui al comma precedente
nella misura del 50% e con decorrenza 1° gennaio.”

Tradotto  e applicato al procedimento visto, vuol dire che all’inizio di ogni anno il Consiglio definisce quello che potrebbe essere il risultato di gestione a fine anno, ne prende il 70% (rendimento retrocesso), lo depura del 3,5% (tasso tecnico) ed il risultato lo ribalta sulle pensioni in due porzioni al 50%: la prima con gennaio dello stesso anno, la seconda a conguaglio finale.

E dato che per l’anno in corso il tasso presunto di rendimento è stato fissato dal Consiglio nel 4,25%, il calcolo è il seguente:
rendimento presunto: 4,25%
rendimento retrocesso : 4,25 * 70% = 2,975%
dedotto tasso tecnico : 2,975  - 3,5 =
meno 0,525% (diviso 2 in quanto considerato, a termini Statuto, per la metà ) 
meno 0,2625%, “pagabile”, cioè ribaltato sulle pensioni, già dall’inizio di quest’anno.

A questo punto si scopre che l’oramai famoso 2,83% è il valore a fine agosto ( pro rata 8 mesi) di questo 4,25%!

Che significato ha raffrontare questi due valori?
Noi francamente vediamo solo una inutile complicazione il cui risultato è solo quello di confondere le idee ed indurre in errore chi legge.

A controprova ipotizziamo una situazione in cui, sempre ad agosto (8 mesi), la Sezione abbia realizzato un risultato del 2,83%.
Le relazioni citerebbero “...rendimento complessivo della Sezione del 2,83% (tasso tecnico 2,83%)”.

Come interpreta questi dati il pensionato - che non ha, nella massima parte dei casi, nessuna dimestichezza con il complicato meccanismo di calcolo che abbiamo cercato di illustrare – che questi dati legge?   
Noi siamo convintissimi che l’interpretazione sarebbe: siamo in pari, quindi no aumenti, ma nemmeno diminuzioni!
E questo è errato, perché invece  la diminuzione ha addirittura  già colpito l’ assegno fin da gennaio, e, se il rendimento rimanesse inalterato fino a fine anno, toccherebbe un ulteriore conguaglio negativo dello 0,2625% (vedi conteggio sopra).

Se vogliamo informare gli iscritti sul livello, ad una certa data, dei rendimenti della Sezione in funzione di un conseguente allineamento in positivo o in negativo delle pensioni,
la sola misura a cui ci si deve riferire è il tasso di equilibrio, oggi il 5%.
E quindi, nelle varie relazioni riferite ad agosto 2014, si dovrebbe leggere:
“rendimento Sezione 3,91%, tasso di equilibrio 3,33%”  (5/12*8 %).
Se poi, oltre ai dati nudi e crudi, si aggiungesse qualche riga di spiegazione e commento, tanto meglio.

Chiaramente non sappiamo chi elabori i dati per questi tipo di comunicazioni al Consiglio del Fondo e quindi, a cascata, alla Segreteria dell’Unione e ai Gruppi e, attraverso la pubblicazione del  verbale  e le relazioni dei Presidenti/Segretari, agli iscritti.
Leggendo i vecchi verbali, ci si accorge che l’utilizzo del termine “tasso tecnico” con questa accezione – errata! – risale a vecchia data.
Allora sarà l’assuefazione a questo poco canonico uso del termine che porta a che nessuno alzi la mano per prendere la parola e dire almeno che il 2,83% non è il pro rata del tasso tecnico.
Sarà l’abitudine che impedisce di trovare una formulazione del concetto che sia più rigorosa tecnicamente, e  più chiara ed immediata agli iscritti.

Comunque sarebbe tempo di cambiare!

P.S.: e auguriamoci che l’assuefazione sia la vera, unica ragione per cui nessuno mai “alza la mano”.....

 

 

 

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