In queste pagine cercheremo, da una parte di raccontare come funziona il Fondo con riferimento all'attività di investimento delle risorse - la gestione mobiliare principalmente - e dall'altra di formarci un nostro parere sulla qualità della gestione e sui risultati ottenuti. L’obiettivo è quello di fornire un apporto - modesto - affinchè ogni uno di noi sia in grado di esprimersi ragionatamente sulla gestione, per maturare, nel voto, decisioni ragionate.

C'è anche una pagina con qualche concetto elementare di "finanza", che ci auguriamo possa interessarti nella tua veste di "risparmiatore".

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venerdì 18 aprile 2014

RENDIMENTO COMPARTI SEZIONE II° : QUALCHE CONSIDERAZIONE 2°

Vogliamo integrare le tabelle che avevamo dato nella prima parte di questa analisi (è un parolone, ma non ne abbiamo trovato una meno pomposa)


 - tabelle che comparavano il rendimento 2012 (i dati 2013 non sono ancora disponibili) dei tre Comparti della Sezione 2° con quello dei Fondi Pensione  Negoziali censiti da COVIP - con ancora un paio di grafici che mostrano in maniera più immediata il nostro posizionamento rispetto all’universo dei Negoziali, categoria con la quale il raffronto è assolutamente lecito.

La tav. 1 che segue, mostra il rendimento conseguito nell’esercizio 2012 da ogni uno dei  40 fondi che indicano nel proprio benchmark una componente azionaria non superiore al 30%.
Da tener presente, anche per altre considerazioni che faremo, che altri 36 fondi dichiarano una percentuale azionaria più alta di questo limite (v/ successiva tav. 3).
Il triangolino rosso indica la posizione dei tre comparti della Sezione 2° del nostro Fondo: dal basso verso l’altro del grafico, rispettivamente, per quanto intuitivo, il comparto a 3, 10 e 15 anni, le cui quote di azionario, nell’asset al location strategica, risultano pari rispettivamente al 9,75% - 20,75% - 27,75%.
Chiave di lettura: tutte le palline che, alla stessa altezza o più basse, si collocano a destra del triangolino selezionato, rappresentano altrettanti fondi che, con quota azioni uguale o più bassa, hanno ottenuto risultato migliore; quanto più a sinistra si colloca il triangolino, tanto peggiore il suo posizionamento rispetto ai “simili”.  
Tav. 1

 
La successiva tavola 2 riporta gli stessi  fondi posizionati in funzione del rendimento annuo medio conseguito nei 5 anni da 2008 a 2012 (per 6 fondi il dato non è disponibile, quindi non appaiono nel grafico).  
Sul lungo periodo, il 3 anni “soffre”, il 10 anni risulta nella media, mentre il 15 anni si posiziona decisamente meglio, anche rispetto a  fondi con componente azioni al 30%.
Situazioni comunque, quelle evidenziate nelle due tavole, destinate a modificarsi in maniera accentuata con l’inserimento dei dati del 2013, anno nel quale, lo abbiamo evidenziato con molta chiarezza nella prima tabella del post precedente, l’unica asset class a performare è stata proprio quella azionaria.   

 Tav. 2
 

 
 
Infine un’ultima tavola che evidenzia quanti Fondi negoziali sono ricompresi nei diversi gruppi che si possono formare sulla base della uguale percentuale di azionario dichiarata nel Benchmark.
In calce, come memoria, la quota azionaria dei nostri comparti.

Tav. 3



Azioni asset allocation strategica:  comparto 3 anni: 9,75%  -  10 anni: 20,75%  -  15 anni: 27,75%
Azioni asset al location tattica 2013 : ………………. 7,39%  - ………..  17,09%  - ………..  24,23%

Un paio di semplici somme ci dicono che due terzi dei fondi negoziali hanno una componente azionaria (o quanto meno prevedono la possibilità di investire in azioni) superiore al 25%. Un terzo una componente azionaria inferiore.
I nostri tre comparti, se si considera la quota effettivamente investita in azioni (quindi la componente azionaria nell’ asset al location tattica) sono tutti  in questa seconda classe.
Segno evidente della forte cautela adottata dal Fondo nella definizione dei comparti (ma anche nella fase di investimento), cautela peraltro non altrettano diffusa sul mercato.
Ragionando con riguardo all’architettura del Fondo, questa forte cautela applicata a tutte le linee, origina alcune conseguenze poco gradite : 
primo: la differenziazione tra comparti per classi di rischio, è molto limitata, e questo comprime l’effetto diversificazione che cerca di ottenere chi si orienta a sottoscrivere due comparti insieme. Una ridefinizione dei comparti secondo una scala più ampia di contenuto azionario, risponderebbe meglio a questa esigenza.  
secondo: il montante nello zainetto di ciascun “attivo”, risulta avere una altrettanto limitata potenzialità di crescita associata al maggior rendimento potenziale della classe a maggior rischio.
Dato per scontato che tutti fondi pensione sono soggetti alla stessa normativa COVIP ed al principio della "persona prudente" nel perseguire l’ottimizzazione del rapporto redditività-rischio, perché così tanti fondi – e non solo tra i negoziali -offrono una differenziazione delle linee di molto più accentuata?
Sono forse da considerare troppo avventati quei lavoratori che hanno aderito, nei fondi di appartenenza, a profili più aggressivi?
E perché il Fondo vuole calmierare le aspettative di rendimento che l’aderente potrebbe cercar di realizzare attraverso l’iscrizione alla linea più aggressiva di un altro Fondo Aperto, salvo, così facendo, perdere completamente la contribuzione dell’Azienda?
Il “Documento sulla politica di investimento” adottato dal Fondo, qui ,sembra anticipare queste osservazioni e dare anche le motivazioni che, pur riconoscendo “la necessità di orientare la popolazione su orizzonti temporali molto lunghi”, di fatto questa necessità la circoscrivono e limitano (cfr: pag. 5).

Vorremmo però da parte nostra osservare che non è compito del Fondo “orientare” le scelte di investimento. E’ l’iscritto che deve maturare le proprie scelte in funzione dei propri obiettivi temporali di rischio/rendimento. Dal Fondo, presente soprattutto il legame contributo azienda/iscrizione al Fondo, ci si dovrebbe invece aspettare una offerta più differenziata, che andrà comunque sempre gestita secondo il principio della “persona prudente” cui si accennava sopra.
Gli iscritti più giovani – abbiamo circa 8.000 aderenti al di sotto dei 50 anni già iscritti al Comparto 15 anni  -  in funzione del periodo di detenzione più prolungato, possono permettersi di assumere più rischio, magari attraverso la sottoscrizione di due comparti insieme, ma a condizione che davvero siano ben diversificati come rischio/rendimento atteso. E’ una regola d’oro non solo nel campo del risparmio previdenziale, ma nel campo del risparmio in generale.
E giova ricordare che alla fine, malgrado tutte le analisi e i distinguo che si possono fare, a chi mette i soldi nel Fondo – così come a chi i soldi li ha già messi ( i pensionati) – interessa, fatta ragionatamente la scelta iniziale, solo la cifra finale: il rendimento del suo comparto. 
“Ho guadagnato poco, ma ho anche rischiato poco” non regge perché non arricchisce lo zainetto e non fa aumentare le pensioni (anzi, in questa situazione, queste diminuiranno!).
Vale solo una seconda regala d’oro: “ a parità di rischio voglio guadagnare di più” oppure “ a parità di rendimento, voglio rischiare di meno”. E Il gestore si pesa così.     

Il problema del modesto contributo marginale al rendimento in funzione del rischio – secondo elemento portato nel “Documento” a sostegno delle attuali caratteristiche delle linee - dovrebbe essere valutato come variabile in continua evoluzione in dipendenza dell’andamento dei mercati e delle asset class. Per ragioni operative, nel momento della definizione delle linee, è corretto
fare riferimento ad una data situazione dei mercati finanziari, salvo però poi considerare questa situazione in evoluzione costante, da gestire attraverso gli interventi  tattici consentiti da predefinite bande di oscillazione delle singole asset class. 
 
Oggi queste bande di oscillazione sembrano avere una ampiezza molto modesta, e quindi risultano poco influenti sul risultato finale.
E così rimane la limitazione di classi poco differenziate, fissate a priori, ma con  scarsa elasticità rispetto alla capacità di modificarsi in funzione dell’andamento dei mercati.
Le risposte del Fondo alle vicende dei mercati nel 2013, lette secondo questa angolazione, costituiscono l’esatta conferma del nostro punto di vista.   
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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