La comunicazione della Segreteria Nazionale dell’Unione fornisce qualche dato in più del comunicato del CdA, ma rimanda alle previsioni statutarie per giustificare la riduzione.
Tutto assolutamente ineccepibile.
Noi però pensiamo che qualche parola di spiegazione non sia fuori luogo, e se anche voi ritenete utile ripercorrere la strada che porta alla decisione di intervenire – o non intervenire - sui trattamenti, allora seguiteci (con un po’ di pazienza, perché cercheremo di partire proprio dall’ABC del meccanismo).
Il livello delle nostre pensioni deriva dall’applicazione al
rendimento annuale delle attività della Sezione 1°, di un meccanismo di
rivalutazione codificato statutariamente.
Quindi due gli elementi da prendere in considerazione:- il rendimento degli attivi (quindi rendimento della componente “immobili” e rendimento della componente “titoli”)
- le “regole” dello Statuto (artt. 29 – 71 – 72).
Rendimento degli
attivi: in questo
momento non ci interessa capire se il + 2,98% del 2013 è un risultato buono o
deludente; ne stiamo già facendo oggetto di approfondimento in altri post, e
altro ancora diremo. Vogliamo invece mettere l’accento su un fatto strutturale
che caratterizza la Sezione
1°: la pesante – 50% - componente immobiliare: il rendimento della Sezione
deriva per metà dal rendimento degli immobili.
Non occorre che si spendano parole per ricordare quale sia
l’attuale situazione del mercato immobiliare. Sono certamente lontani – e non
torneranno più! – i tempi nei quali questa componente permetteva, grazie anche
alle rivalutazioni, rendimenti a due cifre (2007: rendimento immobili + 13,7%
di cui 72% derivante da rivalutazioni).
Oggi, con la maggior parte degli immobili conferita al Fondo
Immobiliare EFFEPI Real Estate (il cui rendimento 2013 è stato prossimo allo
zero a seguito di svalutazioni) c’è solo da far affidamento sui dati contenuti
nel Business Plan dellla SGR che gestisce il Fondo, e che danno per il 2014 un
dividend yield del 2,30%, in miglioramento al 3,70% come dato medio a 5 anni
(plus/minus da valutazione escluse).Quindi, per i prossimo 5 anni, potremmo aspettarci un rendimento della componente immobili della Sezione, pari all’ 1,85% (3,70 diviso a metà, perché gli immobili come detto, pesano la metà del totale degli attivi).
Teniamo ben presente questo dato : rendimento atteso della
metà del patrimonio: 1,85%
Cosa “valga” questo numero, lo vediamo più avanti.
Regole dello Statuto: qui la cosa si complica, e non
siamo tanto sicuri nemmeno noi di aver capito esattamente il meccanismo. Se
incorriamo – in totale buona fede – in errore, qualcuno ci corregga, e faremo
tutte le necessarie rettifiche.
A fine esercizio, il Fondo calcola, per la Sezione 1°, il rendimento
degli immobili e quello della gestione finanziaria (2013 rispettivamente +
0,47% e + 2,54%); rettifica per i costi della gestione amministrativa ( -
0,03%) e determina il “tasso di rendimento effettivo” della Sezione : + 2,98%,
il ben noto dato per l’esercizio 2013.
Se la regola fosse: tot rende il patrimonio, di tot crescono
le pensioni (o diminuiscono se il rendimento è negativo), questo sarebbe il
valore della rivalutazione del trattamento. Ma questo dato viene traslato sulle pensioni in maniera diversa: si parte dall’art 29 dello Statuto che dice – ci esprimeremo in termini meno tecnici ma più immediatamente comprensibili - che di questo rendimento effettivo viene considerato, ai fini del calcolo ”rivalutazione pensione” solo per una parte, la così detta “aliquota di retrocessione” che è oggi del 70% (75% fino al dic 2012,ma in precedenza più elevato).
La regola di prima dovrebbe allora diventare: tot rende il patrimonio, del 70% di tot crescono le pensioni.
Dovrebbe essere, ma non è, perché c’è ancora una complicazione: poiché la pensione è calcolata tenendo già conto di un rendimento futuro del patrimonio pari al così detto “tasso tecnico”, si deve detrarre dal risultato dell’operazione precedente anche questo valore.
Spieghiamo meglio per chi con le rendite ha poca dimestichezza.
Se porto 100.000 Euro ( tecnicamente si chiama “premio”) ad
una Compagnia di Assicurazione e chiedo in cambio di versarmi, per il resto
della mia vita, un certo importo annuale ( = rendita annua), la Compagnia fa questo
ragionamento: hai 60 anni, quindi hai una aspettativa di vita di altri,
poniamo, 22 anni: ti darò un importo annuale pari ad un ventiduesimo della
somma che mi consegni, detratte tutte le mie commissioni e spese (evidentemente
semplifichiamo molto).
Però, dice poi Quindi, annualmente ti verserò una rendita pari ad un ventiduesimo del premio, insieme ad un ventiduesimo del rendimento che ritengo di poter conseguire con l’investimento di quanto anno per anno resta del premio originario.
Dato che il valore della rendita
Quindi la rendita che pagherà la compagnia tiene già conto di un rendimento del premio sottostante pari al tasso tecnico: la rendita incorpora il tasso tecnico.
Se poi
Chiarito questo concetto, torniamo al nostro caso con tre esempi numerici:
- tasso di rendimento effettivo degli attivi della Sezione: 10%; percentuale di retrocessione 70% = rendimento retrocesso 7%; meno tasso tecnico 3,5% = margine per rivalutazione della pensione: 3,5%
- tasso di rendimento effettivo degli attivi della Sezione: 4%; percentuale di retrocessione 70% = rendimento retrocesso 2,80%; meno tasso tecnico 3,5% = - 0,70 e questo saldo negativo sta a significare che con la pensione ci è stato pagato un rendimento che nella realtà non si è conseguito: la pensione dovrebbe essere ridotta, perché il nostro Fondo, a differenza di quanto abbiamo detto nel caso della rendita della Compagnia di Assicurazione, scarica sui pensionati i minori rendimenti rispetto al tasso di equilibrio.
- tasso di rendimento effettivo degli attivi della Sezione: 5%; percentuale di retrocessione 70% = rendimento retrocesso 3,5%; meno tasso tecnico 3,5% = margine per rivalutazione della pensione: zero. Significa che, con questo livello di retrocessione, occorre un rendimento degli attivi pari al 5% per ottenere una situazione di indifferenza in cui le pensioni né calano, né crescono. Per comodità chiameremo questo 5% “tasso di equilibrio”. Ovvio che se venisse modificata l’aliquota di retrocessione, cambierebbe il tasso di equilibrio (le due misure si muovono in senso inverso: se diminuisce l’aliquota di retrocessione, deve aumentare il tasso di equilibrio).
Il meccanismo descritto spiega (anche se non è la
spiegazione completa) come ci possa essere una diminuzione delle pensioni, pur
in presenza di un risultato positivo
degli attivi della Sezione.
Nello specifico, nel 2013 non solo non si è raggiunto il
tasso di equilibrio di cui sopra, ma si portano a galla anche i problemi di
rendimenti degli ultimi esercizi, positivi, ma nell’insieme insufficienti a
recuperare la grossa perdita segnata dal 2008 ( - 8,40% della gestione, ma che
diventa poi, ai fini della pensione, - 10,47%).
Anche questa motivazione comunque fornisce solo una parte
della spiegazione, perché a questo punto si innesta una nuova serie di
considerazioni che hanno a che vedere con il bilancio tecnico e con la
“destinazione” che viene data alla quota di rendimento non retrocessa, che
rimane nel patrimonio della Sezione, ma che può venir distribuita in caso di rendimenti negativi successivi. (N.B.: precedentemente nel post, in maniera erronea, "ma non viene distribuita attraverso le pensioni").
E sono approfondimenti che ci riserviamo per una prossima
occasione.
Quando comunque tra qualche settimana dovremo votare il
bilancio 2013, ricordiamoci che dobbiamo votare il risultato, cioè la gestione,
e non il meccanismo, ovvero le regole!
Se il risultato, e quindi la gestione 2013, ci appare
soddisfacente, il bilancio si approva.Se le regole non ci convincono, si dovrà, tramite i nostri rappresentanti, cercar di cambiarle!
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