In queste pagine cercheremo, da una parte di raccontare come funziona il Fondo con riferimento all'attività di investimento delle risorse - la gestione mobiliare principalmente - e dall'altra di formarci un nostro parere sulla qualità della gestione e sui risultati ottenuti. L’obiettivo è quello di fornire un apporto - modesto - affinchè ogni uno di noi sia in grado di esprimersi ragionatamente sulla gestione, per maturare, nel voto, decisioni ragionate.

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lunedì 3 febbraio 2014

LO STATUTO DELL'UNIONE PENSIONATI


Dal verbale della Segreteria Nazionale dell’Unione Pensionati del 4 dicembre scorso, apprendiamo che
 “..(si) ritiene necessaria una rivisitazione dello Statuto per renderlo più in linea ai tempi”…, e che di conseguenza “…la Segreteria Nazionale delibera di nominare una Commissione…alla quale affidare l’analisi e l’approfondimento delle proposte avanzate.”
 
Sulla questione Statuto, la Commissione Studi e la stessa Segreteria avevano lo scorso anno speso ore di discussione, arrivando infine a proporre al Consiglio Nazionale dell’aprile scorso un testo che veniva approvato, ma “con riserva”, in quanto tale testo sollevava, secondo uno dei votanti, “perplessità circa la struttura organizzativa rappresentata dalle nuove norme” (visualizza)
 
Comunque il nuovo Statuto è entrato in vigore il primo gennaio.
 
In vista dei lavori della neo costituita commissione, vogliamo anche noi tornare a ragionare sulla “struttura organizzativa” che aveva originato queste perplessità.
 
Lo avevamo fatto senza successo già in sede di Commissione Studi, e oggi ci riproviamo.
 
Dobbiamo partire dal modello organizzativo che una “associazione” (useremo temporaneamente questo termine solo per semplicità espositiva) come la nostra, potrebbe assumere.
 
Schema 1 : si formano gruppi locali autonomi che poi si aggregano in una “federazione” nazionale.
Ogni gruppo ha uno statuto proprio (indifferente se gli statuti risultano tutti uguali); gli iscritti sono soci di quello specifico gruppo e deliberano sulle materie attinenti il proprio gruppo, p.e. approvano bilancio e relazione annuale del gruppo.
I soci esprimono gli Organi Sociali di quel gruppo, e tra essi naturalmente il  rappresentante legale, cioè il Presidente del gruppo.
Quando più gruppi si aggregano per perseguire obiettivi comuni, danno vita ad una “federazione” i cui soci sono i gruppi (non i singoli), rappresentati nella “federazione” dai rispettivi Presidenti.
Sono i gruppi – attraverso i Presidenti – a deliberare in assemblea sulle materie attinenti la “federazione”, p.e. l’approvazione del bilancio annuale della “federazione”.
E, con la dizione “assemblea dei soci” si farà riferimento ai gruppi, rappresentati in assemblea dai Presidenti.
In questo schema si vede chiaramente che il singolo individuo “conta” a livello locale, ma non “esiste” a livello federale.
 
Schema 2 : i soggetti, le persone, che hanno interessi comuni, si aggregano in una unica “associazione” magari di dimensione nazionale.
L’associazione ha un unico statuto ed esprime un unico Presidente.
Tutti gli iscritti sono soci e tutti ugualmente concorrono all’adozione delle delibere dell’associazione: tutti gli iscritti votano per l’approvazione del bilancio dell’associazione.
Tutti – in teoria - vanno di persona p.e. a Milano per votare!
L’assemblea dei soci  è così davvero l’assemblea di tutte le persone fisiche aventi diritto al voto.
Nella realtà, e di fronte alla dimensione nazionale, non succede così; occorre che l’associazione adotti un modello organizzativo idoneo: ecco allora l’articolazione, per puri fini operativi, in gruppi territoriali, che normalmente si dotano di un “regolamento” che ne disciplina l’operatività interna.
Le singole persone si appoggiano, cioè si iscrivono, al gruppo territoriale di competenza, ma sono socie dell’associazione nazionale.
Come soci, tutti avrebbero diritto ad andare a Milano a votare, ma, per semplificare ulteriormente, si prevede che i soci iscritti ad ogni singolo gruppo deleghino una persona a rappresentarli nelle assemblee nazionali.
A Milano per l’approvazione del bilancio vanno allora solo i delegati dei gruppi, e se la delega è  affidata al Presidente del gruppo, costui va a Milano con in testa il cappello di delegato e non quello di Presidente di gruppo.
Quindi l’assemblea dei soci, è in realtà l’assemblea dei delegati; se il termine non piace possiamo inventarne un altro, ma la sostanza non cambia.
 
La nostra Unione è articolata secondo questo schema.
Il  modello organizzativo dei suoi Organi,  dovrebbe quindi essere articolato di conseguenza.
 
Su questo modello  andrebbe allora ricalibrato lo Statuto, che, a nostro parere, induce oggi  a confondere prerogative ed attribuzioni dell’unità territoriale (il gruppo) con quelle dell’Ente (l’Unione), malinteso forse anche indotto da una poco lineare articolazione in Statuto dei diversi argomenti.
  
La conseguenza più importante si palesa nel fatto che non è più riconoscibile né la fondamentale distinzione, né il diverso livello gerarchico, che esiste tra  Presidenti di gruppo e “delegati” di gruppo.
  
Intendiamoci, da un punto di vista strettamente giuridico, non c’è niente che non va!
 
L’Unione è una “associazione non riconosciuta” il cui “ordinamento interno ed amministrazione…sono regolati dagli accordi degli associati” (art. 36 CC): tutto quello che prevede lo statuto – alla sola ovvia condizione che tali previsioni non siano in contrasto con norme imperative – impegna i soci.
  
Sotto questo profilo quindi, niente da eccepire sulle regole in vigore.
  
Però l’architettura generale dello Statuto potrebbe essere migliorata a vantaggio della chiarezza e della miglior definizione delle prerogative e attribuzioni dei diversi organi sociali.
  
Lo Statuto in fondo, è il biglietto da visita dell’Ente: se è chiaro e semplice, lineare e coerente, in una parola: “pulito”, tanto meglio!
  
Nel prossimo blog alcune proposte che, secondo noi, correggerebbero le anomalie più evidenti.

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